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HomeEconomia “Via gli appalti ad aziende che non applicano contratti e formazione già a scuola”

"Via gli appalti ad aziende
che non applicano contratti
e formazione già a scuola"

Angelo Colombini (Cisl): "Stop incidenti

in pensione prima se lavoro è gravoso"

di Andrea Persili16 Settembre 2022
16 Settembre 2022

Angelo Colombini è segretario confederale della Cisl. Convinto che la crescita delle morti sul lavoro non possa essere il prezzo da pagare per la ripartenza del Paese, il sindacalista si batte per escludere dal mercato le imprese che non rispettano le norme di sicurezza

Colombini, che si può fare contro la piaga degli incidenti sul lavoro? 

“Le aziende, soprattutto quelle del manifatturiero legate agli appalti privati e pubblici, devono essere aziende qualificate: vale a dire devono rispettare i contratti nazionali siglati da Cgil, Cisl e Uil.”

Solo i contratti dei confederali?

“Certo, i contratti pirata stipulati da sindacati di comodo non prevedono ore in più di formazione. I lavoratori, prima di essere adibiti alle diverse mansioni, devono formarsi rispettando non solo quello che chiede la legge ma soprattutto quello che stabiliscono i contratti: e quelli siglati dalle grandi confederazioni prevedono corsi di formazione aggiuntivi.”

Non basta la nuova tecnologia?

“Assolutamente no. E’ inutile investire su un nuovo macchinario, se la sicurezza del lavoratore viene smantellata perché bisogna produrre di più. E’ uno sbaglio delle aziende molto evidente in molti infortuni mortali.”

La parola chiave è formazione

“Sì e non solo dei lavoratori, ma anche e soprattutto dei datori di lavoro. Che spesso non conoscono neanche le materie di salute e sicurezza e vivono solo con il mantra della produttività. Vanno poi formati, già nelle aule scolastiche, le ragazze e i ragazzi delle scuole professionali e degli istituti tecnici, perché si tratta dei più giovani (e dunque più inesperti) a entrare nel giro di poco tempo in fabbrica.”

Ma gli incidenti sul lavoro (che colpiscono duro i giovanissimi) danneggiano altrettanto gli over 65. Qui però non sembra esserci un problema di formazione

“A mio avviso, c’è un doppio problema: da un lato, un anziano tende a maneggiare un attrezzo o un macchinario con maggiore sicurezza (e in alcuni casi minore concentrazione); dall’altro, in alcune lavorazioni – penso a edilizia e agricoltura- pensare di tenere un lavoratore di più di sessanta anni su una impalcatura diventa difficile. Non a caso il nostro sindacato si batte perché chi svolge un lavoro gravoso e usurante vada in pensione prima degli altri”.

Contratti, corsi di formazione, norme: ma chi controlla?

“Questo è un problema. I controlli dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), delle Aziende sanitarie locali (Asl) e dell’Istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro (Inail) devono essere fatti in coordinamento, perché non è possibile che in tre giorni si presentano tre diversi attori. Inoltre, bisogna assumere nuovo personale che materialmente vada negli stabilimenti a verificare il rispetto della normativa e – insisto sul punto- dei contratti nazionali di lavoro”

Che sono il perno non solo della prevenzione

“Un lavoro degno, come dice la dottrina sociale della Chiesa, non è solo la giusta retribuzione. Ma anche avere un contratto di lavoro stabile con una certezza soprattutto in termini di sicurezza e di salute.”

La precarietà incide sugli incidenti sul lavoro?

“Se la precarietà viene intesa come lavoro nero, questo fattore incide parecchio: perché manca tutto l’aspetto della formazione.”

Non si muore solo in fabbrica o su un impalcatura: tantissimi incidenti accadono nella sanità e nei trasporti. Perché? 

“Nella sanità bisogna certamente tenere conto del Covid. Sui trasporti invece – dati Inail alla mano- un terzo dei lavoratori colpiti muore in itinere, vale a dire mentre torna o va al lavoro. Qui un tema fondamentale – oltre naturalmente alle ore di lavoro – deve essere quello della cura delle strade.”

 

 

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