È tornato il tetto agli stipendi dei manager della Pubblica amministrazione. La commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri l’emendamento soppressivo presentato dal governo sul testo del decreto Aiuti bis passato martedì al Senato. Un intervento diretto del presidente del Consiglio Mario Draghi, in linea con il Quirinale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva infatti giudicato “inopportuna” la norma, vista la crisi energetica in corso.
Il tetto agli stipendi era stato imposto per la prima volta nel 2011 dall’allora governo di Mario Monti e poi rafforzato nel 2014 dall’esecutivo di Matteo Renzi. Martedì a Palazzo Madama, con una deroga al provvedimento, era saltato il limite di 240mila euro di retribuzione massima per i vertici delle Pa e delle Forze armate. Una misura che sarebbe stata presa senza che Draghi ne fosse a conoscenza, da qui l’iniziativa successiva del premier.
Il testo del dl Aiuti bis è arrivato alla Camera ed è partita la discussione generale. Il voto sugli articoli, tra cui quello del tetto (41bis), è previsto dalle 14.30 e successivamente sarà votata la relazione sull’aggiustamento di bilancio. Poi dovrà tornare al Senato il 20 settembre, a cinque giorni dalle elezioni.
Il decreto da 17 miliardi di euro dovrà essere convertito in legge entro l’8 ottobre. Tra le misure previste aumenti dei bonus per l’acquisto di televisori e per gli abbonamenti ai mezzi pubblici. Nel decreto è poi inserito un fondo di 50 milioni di euro per piscine e lo sport dilettantistico e l’estensione fino a dicembre del bonus sociale per luce e gas per le famiglie indigenti. Compresi anche sgravi fiscali per i lavoratori dipendenti, sconti energia con l’azzeramento degli oneri in bolletta per famiglie e imprese e modifiche al Superbonus al 110%. Presente anche la proroga al 31 dicembre dello smartworking per alcune categorie, tra cui i lavoratori fragili e i genitori con figli fino a 14 anni.