Alessandro Radicchi è fondatore di Binario 95, polo sociale di accoglienza e supporto per persone senza dimora nella stazione Roma Termini, e presidente della cooperativa sociale Europe Consulting Onlus. Ha fatto il punto per Lumsanews sui servizi di accoglienza e reinserimento sociale per gli emarginati a Roma.
Com’è la situazione dei centri di servizio per gli emarginati a Roma?
«Secondo l’Osservatorio cittadino sulle marginalità, ad agosto 2022, erano attivi su Roma 142 servizi per 37 enti. Da dopo la pandemia si è scelto di tenere attivi quei servizi che sono nati nel 2020. I centri sono divisi in H4, H9, H24, a seconda degli orari di apertura, a cui si aggiungono le mense. Uno dei temi è proprio quello dei refettori, che stanno avendo numeri sempre maggiori, e molti di quelli che vanno a mangiare non usufruiscono poi di altri servizi. Per un gran numero si tratta di italiani».
La crisi sta facendo arrivare nuove tipologie di richiedenti? Quali nuove esigenze?
«Come Binario 95 durante la pandemia abbiamo attivato un servizio di cibo a domicilio, perchè sia per pandemia sia per guerra sono aumentate moltissimo le richieste di chi era in povertà assoluta e stava per cadere nella povertà estrema. L’altro problema è quello socio sanitario. Gli H24 in questo periodo si ritrovano ad avere tantissime persone con problematiche sanitarie complesse, che escono dall’ospedale e non trovano un posto dove stare per le cure. Dove possono andare? Occorrerebbe attivare percorsi per portarli nelle residenze sanitarie assistite, ma servono i documenti che spesso non hanno. Quindi i nostri centri diventano anche luoghi di accoglienza per lunga degenza, anche se avrebbero una funzionalità molto diversa. Servono altre risorse e altre strutture per l’integrazione sociosanitaria. Di recente abbiamo aperto a Termini anche uno sportello di supporto psicologico».
Che differenze ci sono tra i servizi diurni e notturni?
«Binario ha un centro H4 a bassa soglia con docce e igiene personale, chi vuole deve prenotarsi e chiedere di fare doccia o lavatrici. Qui può accedere chiunque, anche persone a cui non chiediamo progettualità. Il servizio H9 invece è un laboratorio diurno in cui si può ricostruire il progetto di vita di chi passa e prendere in carico le situazioni. Il limite di questi centri è che ce ne sono solo 3 in tutta Roma, per soli 70 posti, quando dovrebbe essercene almeno uno in ogni municipio. Poi ci sono i servizi notturni H15, dove dormono 600 persone e gli H24 aperti tutto il giorno. Il problema è che di queste centinaia di persone accolte negli ostelli, solo 70 hanno attivo un percorso di reinserimento negli H9 e gli altri scelgono di non rientrare nei percorsi offerti dai centri».