Emergono incongruenze nelle versioni dei poliziotti e della sorella di Hasib, il 36enne con disabilità che lo scorso 25 luglio è caduto dalla finestra della sua stanza da letto nel quartiere di Primavalle, a Roma. Secondo gli agenti, entrati in casa per un’identificazione senza mandato, “Hasib è scappato dalla finestra, lanciandosi dal primo piano”. La versione, ora all’esame della procura di Roma, specifica che l’uomo “era molesto sebbene sordomuto e al commissariato sono arrivate segnalazioni che lo riguardano, in quanto disturba le donne”.
Secondo la famiglia, al momento dell’entrata in casa c’erano Hasib e la sorella Sonita, affetta da un ritardo mentale, che ha raccontato di aver visto tre agenti picchiare il fratello con un manico di scopa, per poi buttarlo giù dalla finestra. Al momento dell’accaduto, i genitori erano dal meccanico insieme all’altra sorella Erika, che ha ricevuto una telefonata dalla vicina di casa per avvisarli del problema. Nella chiamata è intervenuto un agente, il quale ha assicurato che Hasib avesse solo un braccio rotto, quando in realtà era già in coma. Tornata a casa, la famiglia ha trovato sangue nelle lenzuola, un manico di scopa spezzato, la porta della camera scardinata e un termosifone staccato dalla parete.
Il padre dell’uomo disabile si è quindi recato al commissariato per chiedere spiegazioni. Lì un agente ha riferito che quando hanno suonato, la porta è stata aperta da Hasib, che però è sordo e non poteva sentire il campanello. Inoltre, nella sintesi della conversazione tra il padre e un altro agente viene riportato che al termine delle operazioni gli agenti avrebbero sentito tirare su la tapparella della camera da cui Hasib si sarebbe buttato. Tuttavia, secondo la famiglia, la serranda era rotta da tempo e al loro rientro l’hanno trovata spalancata. Al momento i magistrati indagano nei confronti di ignoti per tentato omicidio in concorso.