Dopo la disfatta contro la Macedonia del Nord, costata l’eliminazione dai playoff per andare ai prossimi Mondiali in Qatar, il nuovo corso dell’Italia è cominciato ieri con la vittoria per 2-3 in casa della Turchia. A distanza di meno di una settimana, però, la ferita della sconfitta di Palermo è ancora aperta. Ne abbiamo parlato con Gigi Riva, campione d’Europa nel 1968 e team manager della Nazionale tra il 1990 e il 2013, il quale ha spiegato a Lumsanews i motivi della mancata qualificazione alla Coppa del Mondo e il modo in cui bisogna ripartire per tornarvi nel 2026.
Partiamo dalla partita contro la Macedonia. Che cosa ci è mancato in quei 90 minuti?
La partita l’abbiamo fatta, non è arrivato il gol. E quindi abbiamo perso. Siamo stati molto sfortunati.
Questo problema del gol lo abbiamo avuto anche durante il girone di qualificazione. Mancini non avrebbe potuto fare scelte diverse, soprattutto in attacco?
Siamo campioni d’Europa, quindi significa che le cose stavano andando bene. Non abbiamo trovato il gol in quella partita, mentre nella successiva (contro la Turchia, ndr) abbiamo segnato.
La scelta di Mancini di puntare sui giocatori che hanno vinto l’Europeo è stata azzeccata?
Mancini ha lavorato sempre molto bene.
Quindi è giusto puntare ancora su di lui…
Sì, un allenatore si fida dei giocatori e noi contro la Macedonia siamo stati completamente sfortunati. Abbiamo mancato diverse occasioni, poi abbiamo subito il gol.
Si aspettava delle dimissioni da parte sua?
Deve essere lui a decidere se restare o no.
Dalla vittoria dell’Europeo la Nazionale è andata in calando. Penso soprattutto ai pareggi con Bulgaria e Irlanda del Nord. Come se lo spiega? È possibile che ci sia stato un po’ di appagamento?
La vittoria avrebbe dovuto dare morale. Vincere l’Europeo non è facile, lo dico perché l’ho vinto anch’io (ride, ndr).
Come deve cambiare il nostro calcio per far sì che la Nazionale possa tornare ai Mondiali nel 2026?
Ci sono troppi stranieri, alcune squadre ne hanno dieci in campo. Tolgono spazio agli italiani, che, anche se riescono a emergere, non possono giocare. E questo ritarda anche l’approdo dei giovani in Nazionale.