Togliere l’Iva per preservare il potere di acquisto dei cittadini. L’avvertimento arriva dal report della Commissione europea sulla sicurezza alimentare, che mette sul banco degli imputati la guerra di Putin in Ucraina. E non solo perché l’armata russa sta occupando quello che viene chiamato il “granaio d’Europa”. L’impennata dei costi di energia e fertilizzanti avranno un impatto devastante sui prodotti alimentari.
I numeri sono drammatici. Il 60% del potassio e il 35% dei fosfati arrivano da Russia e Bielorussia. Non solo: entro il 5 giugno circa 5 milioni di tonnellate di grano non potranno essere esportate dall’Ucraina. Cifre che non tengono conto dell’export di Mosca. Tutti questi elementi contribuiranno ad alzare il prezzo dei prodotti alimentari che già prima della guerra segnava un incremento del 4,9%. Molte famiglie europee povere hanno già iniziato a sostituire frutta e verdura con cibi più calorici e meno nutrienti. Il rischio è che moltissimi nuclei a basso reddito debbano impoverire ancor di più la propria dieta.
Uno scenario da fame che l’Europa vuole scongiurare a ogni costo. Bruxelles intende sostenere l’agricoltura ucraina inviando a Kiev carburante, semi, fertilizzanti e pesticidi. Sul piano interno la Commissione ha intenzione di mettere in campo il fondo Ue per il sostegno agli indigenti. Non solo. Si pensa anche di ridurre l’Iva, la tassa indiretta che colpisce i consumi, azzerandola sui beni di prima necessità. Pane, pasta e farina dovranno essere free tax.