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HomeEconomia Tre anni per lasciare il gas russo, il piano del governo italiano

Il piano del governo
per rendersi autonomi
dal gas della Russia

Rigassificatori e impulso a rinnovabili

Ue, sì ad aiuti di Stato su caro energia

di Luca Sebastiani23 Marzo 2022
23 Marzo 2022

epa09842946 A pump jack of the German Wintershall Dea company conveys crude oil on an oil field near the German-Durch border in Emlichheim, Germany, 22 March 2022. The Russian invasion of Ukraine has led many governments besides Germany aiming at becoming less dependent on Russian oil and gas imports. EPA/SASCHA STEINBACH

Tre anni. È il termine che si dà il governo italiano per rendere autonomo il Paese dai rifornimenti energetici russi. Oggi il 95% del gas che il Belpaese consuma (in totale circa 76 miliardi di metri cubi all’anno) viene importato dall’estero. Il report dell’esecutivo spiega che 30 miliardi arrivano dalla Russia, una quota che dal 2011 è salita dal 25% al 38% attuale. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha informato la Camera ieri e ha rassicurato che, grazie al miglioramento delle condizioni climatiche, “anche una completa interruzione dei flussi dalla Russia da oggi non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna”. A preoccupare di più l’Italia è il lungo periodo. Il governo ha cercato di muoversi per rinforzare canali da altri Paesi per ridurre la dipendenza di 20 miliardi all’anno. Sono stati presi accordi con l’Algeria per le importazioni di gas per nove miliardi, con l’Azerbaijian via Tap per 1,5 miliardi. La stessa fornitura azera potrebbe essere incrementata “di altri 10 miliardi”, anche se c’è bisogno di “65 mesi”, spiega il documento di Palazzo Chigi.

Il governo intende realizzare entro 18 mesi “rigassificatori galleggianti in prossimità dei porti in grado di lavorare dai 16 ai 24 miliardi di metri cubi”. Lo stesso ministro Cingolani ha dato a Snam l’incarico per la negoziazione dell’acquisto di una nave e al noleggio di una seconda unità. Capitolo rinnovabili: promesso un impulso con la “liberalizzazione del fotovoltaico per autoconsumo sino a 200Kw”, lo sviluppo del biometano nel 2026 e l’aumento della produzione “in aree tipo Cassiopea, Canale di Sicilia e Marche”. In questo modo “la produzione nazionale arriverebbe a 5 miliardi di metri cubi”.

Intanto da Bruxelles è arrivato il via libera al nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato per contrastare il caro energia. “Dobbiamo mitigare l’impatto economico di questa guerra e sostenere aziende e settori colpiti. La Commissione Ue consentirà agli Stati membri di utilizzare la flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato per far fronte a questa situazione senza precedenti”, ha commentato la vicepresidente Ue Margrethe Vestager.

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