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HomeEsteri Marrone: “La Bussola Strategica non introduce un vero e proprio esercito europeo”

"L'Ucraina non sarà mai
membro dell'Unione europea
o dell'Alleanza atlantica"

Alessandro Marrone spiega a Lumsanews

"In Ue aumentano investimenti militari"

di Gabriele Crispo21 Marzo 2022
21 Marzo 2022

In vista dell’approvazione, a fine marzo 2022, della Bussola Strategica – il documento che delinea la politica estera e militare dell’Unione europea, Lumsanews ha intervistato Alessandro Marrone, responsabile del programma “Difesa” dell’Istituto affari internazionali. Secondo Marrone ci sarà più cooperazione e integrazione delle forze armate europee “ma non sarà un vero esercito europeo”. Per l’esperto, inoltre, l’Ucraina non entrerà mai nell’Unione europea.

Cosa prevede la Bussola strategica?

“La prossima settimana il vertice dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea approverà la Bussola strategica, che è un documento che dà una serie di linee guida per migliorare la cooperazione e l’integrazione tra le forze armate europee. E quindi avere un’Unione in grado di proteggere interessi, valori e i propri cittadini”.

Nascerà davvero un esercito europeo?

“È un dibattito aperto. Tuttavia è improprio ed errato parlare di esercito europeo. Quello che si sta costruendo da vent’anni e si costruirà in futuro è una cooperazione e integrazione delle forze armate nazionali che saranno in grado di operare meglio insieme. La difesa rimane però di competenza nazionale”.

Il contingente europeo quindi cos’è?

“La capacità di impiego rapido europeo di 5mila unità è un pacchetto di forze che gli Stati membri mettono a disposizione. Viene dispiegato dal Quartier generale europeo ed è pronto a intervenire in caso di crisi. È dal 2007 che l’Unione europea si è dotata di Battlegrup, un gruppo di oltre mille uomini. Una forza d’intervento rapido di 5mila unità è un passo in avanti. Sono forze terrestri, aeree e cibernetiche messe a disposizioni dagli Stati membri, attingendo alle loro capacità nazionali, complementari e in sinergia con la Nato. Anche Nato Response Force è un pacchetto di 40mila unità fornito dagli Stati membri e tenute in elevata allerta, ma non è un vero esercito Nato”.

A livello europeo chi spinge di più?

“Le forze trainanti sono la Francia, l’Italia, la Spagna e la Germania. È venuto meno il freno britannico a una maggiore integrazione. Paesi come la Polonia hanno posizioni più nazionaliste. Altro ruolo importante è quello della Commissione Ue di Ursula von der Leyen e quello del Commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, Thierry Breton”.

Le presidenziali francesi potrebbero cambiare la posizione della Francia sulla difesa comune?

“Se vincesse un candidato del Fronte Nazionale ovviamente sì. C’è una sfumatura diversa tra François Hollande, Nicolas Sarkozy ed Emmanuel Macron, però c’è anche una forte continuità. La Francia vuole un’Europa più capace, a guida francese e che sia autonoma dagli Stati Uniti.

Germania e Italia che posizioni hanno?

“La Germania e l’Italia vogliono un’Europa più capace, alleata degli Stati Uniti e con una guida collegiale degli Stati membri grandi e medi”.

 Gli investimenti militari della Germania rappresentano una svolta.

“Una grandissima svolta per la Germania, che è già il primo paese nell’Ue per spesa militare convenzionale, escluso il nucleare che la Francia ha e la Germania no. Berlino spende circa 50 miliardi di euro all’anno per la difesa. Si è impegnata ad arrivare al 2% del pil entro il 2024 e ha messo sul piatto 100 miliardi di euro quest’anno. È una svolta che aumenta qualitativamente e quantitativamente la forza militare tedesca e di conseguenza quella europea”.

I maggiori investimenti nella spesa militare servono a contrastare Russia e Cina?

“Sono investimenti motivati dall’invasione dell’Ucraina. La Russia ha riportato la guerra convenzionale in Europa a 80 anni dalla Seconda Guerra Mondiale. La minaccia è percepita da tutta l’Europa. La Polonia porterà la sua spesa militare dal 2% al 3% del pil. La Danimarca, che era fuori dalla politica europea sulla difesa, farà un referendum per entrarvi. Tutti stanno ricalibrando le proprie politiche e aumentando i propri investimenti per fronteggiare la minaccia russa. Sullo sfondo c’è la competizione geopolitica con la Cina”.

Ucraina, Moldavia e Georgia entreranno nella Nato o nell’Unione europea?

“Ucraina, Moldavia e Georgia vorrebbero entrare sia nella Nato e sia nell’Unione europea, ma non entreranno mai in nessuna delle due. Bisognerà trovare una soluzione per il loro status di paesi neutrali tra Russia e occidente. L’Ucraina non entrerà mai nell’Unione europea, perché è in guerra con la Russia e l’Ue non può accettare al suo interno un paese in guerra con Mosca. La prospettiva di adesione dell’Ucraina è meramente simbolica e a mio avviso è stato anche sbagliato da parte Ue dare questa prospettiva di adesione perché non si realizzerà mai, così come è avvenuto con la Turchia, i cui negoziati sono in corso da 19 anni”.

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