La guerra in Ucraina “pone rischi significativi per la crescita” dell’Eurozona e potrebbe “mettere in moto nuovi trend inflazionistici”. A dirlo è la presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde. “Il conflitto ha gettato un’ombra sull’Europa – ha continuato la presidente – mettendo in moto nuovi fattori che porteranno i tassi d’inflazione a salire in modo continuativo nei prossimi mesi. L’aggressione Russa porterà l’economia europea in quello che Lagarde definisce “un territorio sconosciuto”, scoprendo un nervo sensibile dell’economia europea: “la dipendenza da attori ostili”. La Bce è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario ed a mettere in atto nuovi strumenti, se serviranno, ha concluso la presidente
I primi segnali arrivano anche dalla Federal Reserve che alza i tassi di interesse per la prima volta dal 2018 di un quarto di punto, in quello che si prevede sarà solo il primo passo di una serie di ritocchi al rialzo del costo del denaro nel 2022. Anche dall’altra parte dell’Atlantico fanno sapere che “l’invasione da parte della Russia sta causando enormi difficoltà dal punto di vista umano ed economico. Le implicazioni per l’economia americana sono molto incerte, ma nel breve termine ci saranno delle pressioni al rialzo sull’inflazione”, ha spiegato il presidente della Fed Jerome Powell.
Le prospettive negli Stati Uniti sono un’innalzamento dell’inflazione del 4,3%. “Ci aspettiamo che i prezzi restino alti fino alla metà del 2022 per poi iniziare a rallentare nella seconda metà dell’anno” aggiunge Powell precisando che “a fronte della corsa dell’inflazione” la Fed potrebbe decidere, “se appropriato”, di “muoversi più velocemente”. Per ora la banca centrale stima sette rialzi dei tassi quest’anno, incluso quello appena annunciato. La notizia del rialzo ha bloccato inizialmente le borse occidentali e frenato il rally innescato dalle trattative di pace fra Ucraina e Russia.
Intanto la Banca Centrale Europea, nell’ultimo Consiglio direttivo, ha fatto sapere che sarà necessaria una “riduzione degli acquisti netti di titoli” di fronte a un’inflazione che non tornerà ai bassi livelli del decennio pre-pandemia. Sempre dalla sede di Francoforte fanno sapere che la banca dell’Eurozona “può mettere in atto nuovi strumenti, se serviranno” ed è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, di fronte ai rischi posti dalla guerra”.