Nodo riforma del catasto e l’esecutivo minaccia l’addio. Dopo le parole di Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, la riforma è appesa a un filo. Soprattutto per le posizioni dei partiti. Guerra ha dichiarato che “l’articolo 6 del testo è dirimente e se non viene approvato si ritiene conclusa l’esperienza di governo”. Un aut aut promesso dal presidente del Consiglio Mario Draghi due settimane fa: “Siamo qui per attuare determinate cose, altrimenti non si va avanti”.
L’approdo, previsto alla Camera per il prossimo 28 marzo, ha trovato contraria soprattutto la Lega. Il Carroccio ha presentato un emendamento soppressivo della norma, anche se oggi si tenta di trovare una mediazione. Forza Italia, dopo essere stata molto vicina alla posizione leghista, tende la mano al governo. Per Fi non è il momento di far cadere dell’esecutivo. L’ipotesi sul tavolo è quella di trovare il modo per mettere nero su bianco che la nuova mappatura degli immobili non deve portare alcun aumento di tasse per i cittadini da qui al 2026 e che qualsiasi decisione debba passare per forza tramite un voto del Parlamento. La Lega per ora conferma la sua linea, come confermato dal leader Matteo Salvini, rimanendo favorevole allo stralcio della riforma contenuta nella delega fiscale.
Gli altri partiti di maggioranza per ora si limitano a osservare, anche se, si sono esposti con “non è un buon segno”. Il primo a parlare oggi è stato il segretario del Pd Enrico Letta, che non si ritiene preoccupato: “Chiunque aprisse una crisi di governo ora sarebbe considerato un folle. Vedo ultimatum sul catasto, sua delega fiscale, è surreale. La nostra gente è angosciata per la guerra. È il momento dell’unità del Paese attorno al governo Draghi”.