La Germania ha congelato il gasdotto Nord Stream 2. Una scelta che, secondo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, “fortifica il messaggio unitario dell’Unione europea”, e prelude alle possibili e più consistenti sanzioni future nei confronti della Russia. Tuttavia, a causa delle strette dipendenze al gas della Russia, che con le sue riserve fornisce l’Europa da oltre 50 anni, la decisione potrebbe rivelarsi un boomerang.
Oggi circa il 30% del gas importato dall’Ue viene da Mosca. Nel corso degli anni, l’Europa ha cercato attivamente di diversificare le proprie forniture puntando, in particolare, sul gas naturale liquefatto. La dipendenza però è strutturale e geografica, in quanto trasportare gas via tubo è molto più facile ed economico. Inoltre, il calo di produzione in Norvegia, i problemi di produzione in Algeria e l’instabilità in Libia hanno al contrario aumentato la dipendenza europea da Mosca negli ultimi 10 anni.
L’Italia è il paese europeo che più fa ricorso al gas naturale: una quota del 42,5% del mix energetico nostrano, in Germania e Francia le quote sono rispettivamente del 26% e del 17%. Oltralpe si può contare sul nucleare, che soddisfa quasi i due terzi del fabbisogno energetico francese, mentre la Germania è più virtuosa nelle rinnovabili ma rispetto all’Italia fa più ricorso al carbone.
L’Ispi, sulla base di elaborazioni di dati, ha calcolato un indice di vulnerabilità che varia da un minimo di 0 (Svezia) a un massimo di 31 (Ungheria). In questa scala di valori, l’Italia si ferma a 19. Seconda tra i grandi paesi Ue è la Germania, che fa segnare un indice di 12. Al contrario, la Francia segna una vulnerabilità minima.
Il 26% del gas che arriva in Europa passa da Kiev. Tuttavia, questa percentuale negli ultimi anni si è molto ridotta, con la realizzazione di nuovi gasdotti che hanno permesso l’apertura di rotte alternative. Il Nord Stream 2 porterebbe l’energia direttamente in Germania attraverso il Baltico, bypassando l’Ucraina. Per questo, Berlino lo considera come “strategico” per tutelarsi da eventuali interruzioni del transito di gas dall’Ucraina da parte russa.