A quarantotto ore dal riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, Vladimir Putin apre alla diplomazia. Gli interessi e la sicurezza della Russia, tuttavia, “non sono negoziabili”, ha riferito il presidente, ma si è detto “aperto al dialogo” e ha parlato di possibili “soluzioni diplomatiche” per la crisi in Ucraina. Il timore di una rapida escalation, però, ha portato il Consiglio di sicurezza ucraino a chiedere di imporre lo stato di emergenza nel Paese. Intanto il Pentagono ha confermato l’invio nei Baltici di 800 uomini dall’Italia, nonché otto aerei F35 e 20 elicotteri da attacco Apache dalla Germania, mentre altri 12 elicotteri dello stesso tipo saranno spostati dalla Grecia in Polonia.
Ma Stati Uniti, Gran Bretagna e Europa si muovono anche lungo la strada delle sanzioni. A metà mattina il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ordinato l’interruzione del processo di revisione del gasdotto Nord Stream 2 da parte dell’autorità di regolamentazione tedesca. Poche ore prima, i ministri degli Esteri dei 27 Paesi membri, in un consiglio straordinario convocato da Josep Borrell, avevano già approvato un pacchetto di sanzioni contro i 351 membri della Duma, la camera bassa del Parlamento russo, perché coinvolti nell’annessione delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, e altri 27 individui, sostenitori, finanziari e materiali, dell’occupazione.
Nel mirino dell’Occidente anche le banche russe, che hanno finanziato le operazioni nel Donbass, e gli scambi commerciali europei, con la limitazione all’accesso ai mercati comunitari da parte di Mosca. Inoltre è stato deciso di limitare la capacità del governo russo di raccogliere capitali sui mercati finanziari europei, mentre la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha assicurato che “se la Russia continuerà ad intensificare la crisi, l’Unione è pronta a intraprendere ulteriori azioni di risposta”.