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HomePolitica Pace armata nel governo sul Milleproroghe. Salvini: “Ma non è guerriglia parlamentare”

Milleproroghe, pace armata
nel governo Draghi
Berlusconi promette lealtà

Salvini: "Non è guerriglia parlamentare

se modifica in meglio i provvedimenti"

di Luca Sebastiani21 Febbraio 2022
21 Febbraio 2022

Italian Prime Minister, Mario Draghi, attends a press conference after the cabinet meeting to illustrate the new measures to contain the rise of energy's cost, Rome, Italy, 18 February 2022. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Una pace armata nella maggioranza, dopo le fratture emerse nel governo con il voto sul decreto Milleproroghe di giovedì scorso. I leader dei partiti cercano equilibri all’interno dell’esecutivo. Matteo Salvini, segretario della Lega, ha ribadito che “il Parlamento è eletto dai cittadini per approvare leggi: non è guerriglia parlamentare se modifica in meglio qualche provvedimento uscito dal consiglio dei ministri”. Un avvertimento al premier Mario Draghi, con cui a giorni dovrebbe incontrarsi nella serie di colloqui che il presidente del Consiglio ha in programma con tutti i leader di partito.

Salvini non ha però risparmiato attacchi alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “la sua assenza comporta un aumento di sbarchi e in un allarme di sicurezza generalizzato”. Nonostante questo, ospite di 24 Mattino, su Radio 24, ha negato la possibilità che la “guerriglia” possa continuare: “Chi occupa il tempo lavorando non ne ha per fare polemica”.

Anche Silvio Berlusconi ha minimizzato la batosta presa dal governo sul Milleproroghe. Il fondatore di Forza Italia ha avuto una “lunga e cordiale” telefonata con Draghi a cui ha detto di non “drammatizzare le vicende parlamentari di questi giorni”. Per il forzista bisogna salvaguardare la “normale dialettica nelle due Camere”. Tuttavia, Berlusconi ha garantito, in un momento ancora delicato, l’apporto costruttivo e leale del suo partito all’azione di governo, dopo “il buon lavoro svolto in questi 12 mesi”. 

Malumori sono trapelati anche nel centrosinistra, con Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera del Partito Democratico, che ha avvertito: “Non è che noi parlamentari possiamo ricevere gli atti già ratificati dal notaio”. Un commento, riportato dal Messaggero, emblematico, nonostante la linea governista del Pd segretario Enrico Letta.

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