Il professore Giulio Sapelli, storico ed economista, ha commentato per Lumsanews il significato delle parole del presidente della Repubblica Mattarella sui “poteri economici sovranazionali” e il dominio globale delle Big Tech.
A cosa si riferiva Mattarella con “poteri economici sovranazionali tendono a imporsi aggirando il processo democratico”?
“È un’egemonia che i grandi gruppi, le corporation finanziarie e industriali esercitano non solo sulle persone ma anche sugli Stati. È una dinamica iniziata secoli fa, da quando si è sviluppato il sistema capitalistico è all’ordine del giorno. Questi sistemi lavoravano come forma naturale della rappresentanza degli interessi dell’aristocrazia e della borghesia. Ora continuano ad agire ma hanno degli argini. Mattarella avverte il pericolo per le istituzioni democratiche. Dice una cosa seria ma non nuova. Quello che c’è di nuovo è l’ignoranza nelle classi dominanti e dirigenti che non conoscono a cosa si riferisce il Capo dello Stato”.
Come si spiega il dominio di queste Big Tech?
“Oggi siamo in un mondo dominato dalle decisioni algoritmiche: gran parte delle istituzioni democratiche si sono essiccate e sono sostituite da forme neocameraliste e tecnocrazie che decidono al posto delle rappresentanze territoriali. Il Parlamento non ha più un rappresentante funzionale, che decide sulla base di pianificazioni settoriali fondate su rilevazioni algoritmiche per i bisogni dell’economia, del bene per le società. In un orizzonte algoritmico il potere di potenze algoritmiche aumenta”.
E la politica?
“Il conflitto è impari. Le democrazie territoriali e i parlamenti non riescono più a processare le informazioni o ad anticipare gli eventi come fanno le multinazionali che riescono a influenzare diabolicamente il mondo con i social. Ma il conflitto è impari. Hai una classe politica ignorante che non ha avuto formazione specifica, che si confronta con immense piattaforme che lavoravano con i big data, prevedono il futuro, che hanno schiere di funzionari o intellettuali organici che lavorano per una comunità di denaro. Ma sarebbe illusorio scaricare le sorti della democrazia italiana sulla politica. È facile dire ‘è colpa della politica’. Ma bisogna riflettere su qualcosa che non funziona nei meccanismi dello Stato. Bisogna unire rappresentanza e competenza, non di lignaggio o di censo, ma di spirito. Bisogna coltivarle queste idee, anche se oggi è complicato. Abbiamo bisogno di nuove aristocrazie politiche e dirigenziali, la democrazia sennò è distrutta”.
Con il ban di Trump ci si è accorti dell’immenso potere di queste piattaforme…
“Sono due mondi diversi: uno, quello di Trump, è volgare, neo-tradizionale che solletica la pancia alle persone. L’altro, il mondo Zuckerberg, solletica una diversa pancia. Ma non ci sono alternative, bisogna riformare Zuckerberg e far capire che Trump non è la via giusta. Ma è una via che bisogna percorrere con una nuova aristocrazia, in senso aristotelico. Se vogliamo impedire che sorga la cultura della Cina, la vera dittatura, si deve trovare un’alternativa”.
E l’Unione europea?
“L’Unione europea è un insieme di trattati ma non può fare nulla. Possono fare molto i singoli Stati che aderiscono ai trattati europei”.