Dopo il terremoto giudiziario di ieri nel Movimento 5 Stelle, che ha spazzato via Giuseppe Conte dalla presidenza, è arrivato l’altolà del garante Beppe Grillo. Questa mattina l’ex comico ha rotto il silenzio con un post su Facebook, in cui di fatto congela il Movimento chiedendo tempo. “Le sentenze si rispettano”, scrive Grillo, senza negare che la situazione “è molto complicata”. Il nome di Conte appare solo nelle ultime righe del post in cui Grillo assicura che il prossimo passo sarà il confronto con il leader “destituito”. È un fermi tutti diretto soprattutto a chi nelle ultime ore, tra i maggiorenti grillini, tra i quali forse lo stesso Conte e l’ex capo politico Vito Crimi, iniziava a spingere per un nuovo voto immediato.
L’ex premier ha subito rilanciato il post di Grillo sui propri profili social. Un tentativo di tenere la barra dritta sotto il fuoco incrociato interno, dopo settimane di scontro con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che si è dimesso domenica scorsa dal Comitato di garanzia dei 5 stelle. Ieri pomeriggio, dopo la pubblicazione della decisione del Tribunale di Napoli, Conte ha riferito che la sua leadership “non dipende dalle carte bollate”, e che la questione si risolverà “in un bagno di democrazia”. Dal Movimento arriva la contestazione del provvedimento: si tratta – dicono – di una interpretazione che “contrasta la prassi consolidata nelle votazioni”, “un indirizzo che mirava a scongiurare che la comunità fosse infiltrata da cordate organizzate per alterare le singole votazioni.
Adesso bisognerà attendere la decisione del “garante”, che da tempo è lontano dalle posizioni di Conte. Intanto aumenta la preoccupazione negli alleati di governo del Partito Democratico. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, soffia sulla polemica: “Il professor Conte ha scritto lo Statuto del M5s come scriveva i Dpcm – ha scritto l’ex premier sui social – il risultato è l’esplosione del Movimento”. “È offensivo pensare che Luigi Di Maio sia dietro i ricorsi”, ha detto questa mattina Lorenzo Borrè, avvocato che ha assistito i tre attivisti grillini nel ricorso al Tribunale.
Al centro del caso ci sono due delibere con cui il M5s, lo scorso agosto, ha modificato lo statuto e ha eletto Conte come presidente. Con la sentenza di ieri i magistrati hanno disposto la sospensione dello stesso statuto e della nomina dell’ex premier, con il ritorno di fatto allo status di sette mesi fa e al legame con l’associazione Rousseau. Secondo il provvedimento sarebbe stata illegittima l’esclusione dalla consultazione di 81.839 iscritti, quelli con meno di sei mesi di anzianità, con la conseguente mancanza del quorum effettivo.