Aumentare il volume di gas naturale importato dalla Russia all’Ungheria. È questo l’obiettivo che il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è posto di raggiungere nell’incontro di oggi a Mosca con il presidente russo Vladimir Putin. Ma i progetti congiunti sull’approvvigionamento energetico non sono l’unico tema di quella che si prospetta come una visita di rilevanza strategica. I due rappresentanti discuteranno infatti delle principali questioni inerenti la sicurezza europea ed i conflitti regionali, “compresi quelli più acuti all’ordine del giorno”, come ha ribadito alla stampa il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. A guardare con diffidenza l’incontro è l’Europa, consapevole degli stretti rapporti tra Mosca e l’Ungheria, l’unico Paese dell’Est ad aver negato l’invio di truppe Nato in Ucraina.
La Russia, intanto, continua a disseminare forze militari al di fuori dei propri confini come pedine di un gioco. Tra queste ci sono anche sei navi da guerra partite a metà gennaio dal mar Baltico, e ora in navigazione al largo del canale di Sicilia. La flotta, per il momento, è “in transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi”, fa sapere in una nota lo Stato Maggiore della Difesa italiana. Nulla da temere per l’Italia, dunque, ma resta il timore che possano puntare verso la Crimea per un ulteriore accerchiamento dell’Ucraina.
Intanto cresce il pressing dell’Occidente sulla Russia. Ieri a New York si è tenuta la prima riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla crisi tra Mosca e Kiev. “Le azioni di Mosca colpiscono il cuore della Carta delle Nazioni Unite e sono una minaccia chiara alla pace e sicurezza”, ha accusato duramente la rappresentante americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ribadendo che “ora è il momento di un dibattito pubblico”. Piccata la replica dell’ambasciatore russo all’Onu Vasily Nebenzia che, negando ogni intenzione di invasione da parte russa, ha a sua volta puntato il dito contro gli americani, accusando Washington di “creare isteria” e di usare la “diplomazia del megafono” per “ingannare la comunità internazionale” con “accuse infondate”.