Stefano Ceccanti è un costituzionalista e politico italiano. A Lumsanews ha commentato le elezioni del Presidente della Repubblica.
Onorevole, cosa pensa di questa partita al Quirinale? Potrebbe essere eletto il presidente nelle prime tre votazioni?
“Penso che ci sia una difficoltà specifica perché avendo un governo di iniziativa presidenziale le vicende del Quirinale si intrecciano direttamente con gli equilibri di governo. Questo rende pressoché impossibile risolvere l’elezione nei primi scrutini”
Lei che nome indicherebbe? Chi potrebbe riunire il Paese in un momento tanto delicato?
“Non indicherei nomi perché questa non è una decisione personale, ma si inserisce in un lavoro di gruppo. Direi che ci vorrebbe un presidente con caratteristiche analoghe a quelle di Sergio Mattarella”.
Il Pd è d’accordo sul premier Draghi?
“Il Pd è favorevole a una conclusione ordinata della legislatura che consenta una continuità dell’azione di governo. Varie persone possono corrispondere a questo obiettivo ma non si possono fare previsioni”.
Nel caso in cui fosse nominato Draghi, cosa accadrebbe a Palazzo Chigi? Si potrebbe tornare alle urne?
“Se fosse eletto, si dovrebbe dimettere. Con tutta probabilità subentrerebbe come supplente il ministro più anziano, Renato Brunetta, che poi si dimetterebbe nelle mani di Draghi per l’apertura di una crisi di governo che potrebbe sfociare o in elezioni o in un nuovo governo”.
Il M5S teme che con Draghi al Colle potrebbero esserci problemi con il Pnrr. È d’accordo?
“Questo è, in effetti, uno dei problemi perché il Pnrr può essere gestito solo dal governo e non dal Quirinale. Nel caso bisognerebbe trovare una soluzione in grado di garantire questo obiettivo”.
Cosa pensa del passo indietro fatto da Silvio Berlusconi? Ha ragione chi vede in lui il possibile “kingmaker” di queste elezioni?
“Il passo indietro era inevitabile perché non c’erano consensi. La situazione è così frammentata per cui in molti possono ritenersi “kingmaker”, non una persona sola”.