Sono atterrati i primi aerei militari australiani e neozelandesi nell’aeroporto principale di Tonga. Dopo cinque giorni di isolamento a seguito dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai e del successivo tsunami verificatosi nel Pacifico meridionale, arriva il sostegno internazionale. La pista dell’aeroporto, ricoperta di cenere nelle ultime ore, è stata pulita per permettere l’atterraggio dei velivoli.
Al loro interno aiuti per fronteggiare l’emergenza umanitaria, come contenitori di acqua, kit igienici e rifugi temporanei. Lo ha spiegato la ministra degli Esteri neozelandese, Nanaia Mahuta. Domani partirà anche una spedizione via mare da parte della Nuova Zelanda, mentre entro la fine della giornata decollerà un secondo aereo dall’Australia. Anche il Giappone ha promesso aiuti, annunciando l’invio di due C-130, così come Cina e Francia. Le autorità locali hanno evidenziato però l’importanza delle misure di precauzione per evitare che a Tonga giunga il virus del Covid-19. Al momento, infatti, l’arcipelago è considerato “libero” dalla pandemia.
All’interno degli aiuti ci sono anche apparecchi di comunicazione per sostituire quelli danneggiati. Un modo per far ritornare al più presto il normale collegamento dell’arcipelago. Quelli telefonici, con il resto del mondo, sono stati parzialmente ripristinati, secondo quanto riferito dalla compagnia di gestione della rete Digicel. Tuttavia, l’azienda ha sottolineato che per ristabilire i collegamenti internet servirà almeno un mese, vista la rottura di un cavo sottomarino. Secondo l’Onu, più dell’80% della popolazione di Tonga è stato colpito dal cataclisma. La Nasa, invece, ha catalogato l’eruzione del vulcano come 500 volte più potente della bomba atomica su Hiroshima.