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HomeCronaca Covid, il governo apre alle Regioni
il sistema dei colori verso la revisione

Covid, sistema a colori
il governo apre alle Regioni
pronto un tavolo tecnico

Locatelli: "Quarta dose ai fragili"

Costa: "Cambieremo il bollettino"

di Thomas Tomassini17 Gennaio 2022
17 Gennaio 2022

Operatori sanitari, che indossano tute protettive mediche e mascherine, al lavoro nella terapia intensiva dell'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, 12 novembre 2020. Ieri in Italia è stata superata la soglia dei 600.000 casi attualmente positivi, tra casi in isolamento domiciliare, ricoverati con sintomi e in terapia intensiva. Questo dato è importante perché, un'epidemia si definisce 'fuori controllo' nel momento in cui i positivi superano l'1% della popolazione e ieri, oltre ad aver sperato il milione di casi da inizio pandemia, in Italia è stato superata questa soglia di popolazione attualmente con infezione da Sars-Cov-2. Ansa/Max Cavallari

Quarantene più leggere e con meno burocrazia per chi ha ricevuto la terza dose, distinzione tra ricoverati a causa del Covid e chi – positivo – è stato ricoverato in ospedale per altre ragioni. 

Il governo sembra aprire alle richieste delle Regioni per una revisione delle procedure della gestione della pandemia, allo scopo di evitare una paralisi del Paese. Quarantene più leggere e con meno burocrazia per chi ha ricevuto la terza dose, distinzione tra ricoverati a causa del Covid e chi invece è finito in ospedale per altre ragioni.   

“È chiaro che nelle prossime settimane dovremo aprire un confronto con le Regioni e nelle prossime ore apriremo un tavolo tecnico per affrontare le questioni che ci hanno proposto”, spiega il ministro della Salute Roberto Speranza. Intanto, dal prossimo mese si entra con certificato verde, base o rafforzato, ovunque eccetto che in supermercati, alimentari, ospedali e farmacie. 

Vaccinazioni e quarta dose

Si registra in Italia un nuovo record di vaccinazioni nell’ultima settimana: dal 10 al 16 gennaio sono state somministrate 4.536.748 dosi. “Un numero importante, che non avevamo mai raggiunto prima”, ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, su Radio Cusano Campus, aggiungendo che “la situazione ospedaliera sembra essere sostanzialmente sotto controllo”. 

Nei prossimi mesi, invece, non si esclude che per i fragili sia necessaria la quarta dose. “Solo i tempi di osservazione e indagini ben condotte ci diranno se ci sarà la necessità di fare ulteriori booster ogni quattro mesi. Semmai potrebbe riguardare i fragili”, ha chiarito il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, per il quale un vaccino specifico contro Omicron non avrebbe senso.

L’Italia a colori

Locatelli ha definito “riconsiderabile” il sistema di colorazione delle Regioni, invocato dai governatori nelle ultime ore perché – sempre secondo il presidente del Css – “è un metodo elaborato dal ministero della salute con le Regioni in epoca diversa”. Il pericolo di un passaggio in arancione, o peggio, in rosso sarebbe catastrofico per molte Regioni, che sarebbero costrette a chiudere attività che stanno iniziando una lieve ripresa. “La zona rossa sarebbe una tragedia”. Lo ha detto a Sky Tg24 il presidente della Regione Valle D’Aosta, Erik Lavevaz. “Vorrebbe dire chiudere gli impianti di risalita – ha aggiunto Lavevaz – in un momento in cui c’è un po’ di ripresa rispetto all’anno scorso”. 

Sul sistema a colori si è espresso anche il sottosegretario alla salute, Andrea Costa, ospite a SkyTg24: “L’Italia a colori è stato un sistema utile e condiviso con le Regioni. Credo che una riflessione possa essere fatta, di fronte a un popolo italiano che per il 90% si è vaccinato, credo che dobbiamo dare delle prospettive ai cittadini”.

Il bollettino giornaliero cambierà

Costa ha poi spiegato che il bollettino giornaliero “nelle prossime settimane è destinato a cambiare” e “credo che si tratti più di una scelta politica che di una scelta scientifica. “Non si tratta di censurare nulla – sottolinea il sottosegretario – ma di elaborare dati che possono avere efficacia nei confronti dell’opinione pubblica e fare una comunicazione che non dia fiato a coloro che ancora sostengono che il vaccino non sia utile”. Il rischio, secondo Costa, “è che diamo voce a chi dice che i vaccini non servono perché ci si contagia lo stesso”. 

 

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