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C’è un po’ d’Italia nei trionfi delle squadre straniere

di Marco Stiletti17 Maggio 2012
17 Maggio 2012

Mourinho, Mancini, Spalletti, Di Matteo. Sono solo alcuni dei cognomi che hanno portato lo stile italiano calcistico a predominare in Europa. Mourinho, anche se è portoghese, ormai è diventato italiano per il suo modo di far giocare le sue squadre.  Tranne che per Spalletti, per tutti gli altri la strada è stata in salita. A causa di troppe sconfitte Mancini e Mourinho sembravano spacciati e fischiati. Per arrivare alla vittoria finale si sono rialzati più volte per lottare contro due colossi che portano il nome di Manchester Utd e Barcellona. Di Matteo, invece, subentrato alla scarsa gestione del Chelsea da parte del portoghese Villas Boas, è riuscito a ricompattare il gruppo e a salvare la stagione dei blues vincendo primala FA Cup contro il Liverpool e poi arrivando in finale di Champions League spodestando il Barça dal tetto d’Europa.
Spallettti, zar di Russia-
 Spalletti è riuscito a vincere per la quarta volta da quando è in Russia dove festeggia- insieme a lui- un altro volto del calcio italiano, Domenico Criscito, fondamentale ala destra, voluto allo Zenit proprio dal tecnico italiano ex Roma ed Udinese. Non si capisce però perché il buon Luciano non venga rimpianto in Italia come Mourinho. Inter e Chelsea stanno rimpiangendo ancora il portoghese che lascia sempre il segno dove va. Non era facile battere il Barça di Guardiola dopo quel tremendo 0-5 rimediato all’andata in campionato. Mourinho ha saputo riarmare la sua squadra e costruire la rimonta. Il sorpasso ai fenomenali blaugrana è stato possibile grazie alla mediazione tra il suo atteggiamento difensivista e la spinta propulsiva che l’intero team forniva. Mou oltre alla splendida vittoria in campionato con il suo Real è riuscito a raggiungere anche il record dei 100 punti portando tantissimo entusiasmo a Madrid, una città che non vinceva da un bel po’ di tempo.
I successi di Mourinho e Mancini- Oltre alla bella vittoria nei rispettivi campionati, ad accomunare i destini di Mourinho e Mancini è stata anche la capacità di riuscire a spodestare vecchie squadre regine che in Spagna (Barça) e Inghilterra (Manchester Utd) dominavano vincendo quasi ogni stagione. La vittoria di Mancini però è stata quella più emozionante e da cardiopalma risolta solo al94’ con il gol di Aguero. Quello che differenzia Mancini da Mourinho è la capacità di partire sempre da outsider per poi raggiungere l’apoteosi. Un altro merito che ha il tecnico di Jesi è quello di far fruttare nel miglior modo le risorse finanziarie che i ricchissimi presidenti, incontrati sul suo cammino, gli mettono a disposizione.
La vittoria di tutti questi allenatori italiani sembra una magra consolazione visto che L’Italia non non gode di un buon momento in Europa. Lo chiamano ormai l’Italian style: era successo a Capello e Trapattoni qualche anno fa, continua a succedere adesso. Sotto qualsiasi allenatore lo stile italiano si contraddistingue per la voglia di motivare i giocatori e di inculcare in loro nuovi schemi vincenti caratterizzati per tecnica e per dominio a centrocampo. Insomma emigranti e vincenti «gli allenatori italiani- come ribadisce- Marcello Lippi- sono i migliori». Peccato però che, per dimostrarlo, si debba andare all’estero.

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