I flussi di gas russo diretti in Germania, attraverso il gasdotto Yamal, si sono azzerati e i prezzi del gas sono saliti vertiginosamente in tutta Europa.
Si inasprisce la crisi energetica in Ue causata da Mosca per il NordStream2, dopo che un mese fa l’agenzia delle reti della Repubblica federale tedesca aveva sospeso la procedura di approvazione per una questione burocratica, e per le tensioni sul confine ucraino. Gazprom ha tagliato le forniture di gas che passavano attraverso il gasdotto dopo che dal 18 dicembre erano state ridotte di due terzi. Yamal, la cui capacità produttiva è di 33 miliardi di metri cubi di gas all’anno, assieme a Nord Stream e al sistema di trasporto del gas ucraino, è una delle principali rotte per le forniture di gas russo all’Europa. Il suo percorso, lungo più di duemila chilometri, attraversa quattro stati: Russia, Bielorussia, Polonia e Germania.
Lo stop alle forniture ha determinato un’impennata dei prezzi del gas, già molto elevati. Prima le quotazioni si attestavano sui 20 centesimi al metro cubo, ora viaggiano sulla cifra record di 1,20 euro. Già da tempo Russia e Gazprom erano state accusate di aver cercato di sfruttare la criticità rappresentata dal mercato europeo del gas per far partire il gasdotto Nord Stream2 spingendo i Paesi europei a firmare accordi di lungo termine con Gazprom. I giorni scorsi, Dmitry Peskov, il portavoce del Cremlino, aveva smentito nessi con le tensioni tra Russia ed Europa affermando: “Questa è una situazione assolutamente commerciale, la domanda sulle ragioni particolari dovrebbe essere rivolta direttamente a Gazprom”.
La riduzione dei flussi di gas implica che l’Europa dovrà attingere ancora di più dalle sue scorte, situazione che ha creato non pochi problemi alla Francia alle prese con disfunzioni delle sue centrali nucleari.