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HomeCronaca Claudio Forleo a Lumsanews: “Le linee guida dell’Agcom potevano essere più chiare”

"Linee guida dell'Agcom?
Potevano essere più chiare
Ci sono limiti da rimarcare"

Il giornalista Forleo di Avviso Pubblico

"Ludopatia, boom negli ultimi 20 anni"

di Paolo Consolini16 Dicembre 2021
16 Dicembre 2021

Claudio Forleo è il responsabile dell’Osservatorio Parlamentale di Avviso Pubblico, associazione che da anni promuove la cultura della legalità democratica. Nel 2017 Forleo ha curato la stesura del saggio “Lose For Life – Come salvare un Paese in overdose da gioco d’azzardo”.

In che misura crede che le linee guida dell’Agcom sul Decreto Dignità possano essere considerate utili?

“Secondo me le linee guida che l’Agcom ha emanato due anni fa sulla lettura del Decreto Dignità rendono il confine tra informazione e pubblicità non così netto. C’è la possibilità di consentire alle trasmissioni sportive i cosiddetti spazi-quote. Queste linee sarebbero potute essere sicuramente più chiare e rimarcare in maniera più netta alcuni limiti”.

Pensa che il Decreto Dignità possa essere considerato comunque valido per combattere la ludopatia?

“Il Decreto Dignità va assolutamente sostenuto e come associazioni ci siamo sempre battuti da questo punto di vista. Crediamo che chi vuole giocare ha tutte le informazioni disposizione indipendentemente dalla pubblicità. Pubblicizzare il gioco d’azzardo in un momento in cui in Italia ci sono circa un milione e mezzo di giocatori con problemi di dipendenza diventa un po’ troppo”.

Il giornalista di Avviso Pubblico Claudio Forleo

Quanto sta crescendo negli ultimi anni il fenomeno della ludopatia nel nostro Paese?

“Da almeno dieci anni andiamo avanti di sole stime. Dieci anni fa il Ministero della Salute stimava che nel 2012 ci fossero da un minimo di 300 mila a un massimo di un milione e 300 mila giocatori dipendenti. Nel 2018 l’ISS stimava un milione e mezzo di giocatori problematici. Il problema della dipendenza da gioco d’azzardo in Italia c’è sempre stato. Di sicuro negli ultimi 20 anni tutti gli operatori del settore segnalano che c’è stata una significativa impennata. Basti pensare che 4 anni fa la cura per il disturbo del gioco d’azzardo è stata inserita nei livelli essenziali di assistenza, proprio perché c’è stato un boom del fenomeno. Il problema è che è un fenomeno sommerso: si stimano oltre un milione di persone con questa criticità ma mediamente ogni anno se ne curano 50/60mila”.

Quali sono le decisioni da prendere per cercare di limitare il fenomeno?

“Servono tre cose. La prima è la necessità di ridurre l’offerta. In Italia c’è un’offerta di gioco d’azzardo che non ha paragoni con il resto d’Europa, basti pensare che ci sono 60 mila esercizi che ospitano slot machine, una cifra assurda. Il secondo punto è fare informazione e sensibilizzazione sui pericoli del gioco d’azzardo, perché in Italia non c’è questa percezione del pericolo. La terza cosa fondamentale è la volontà politica di fare qualcosa di concreto. Sembra che, collegata alla legge di Bilancio, verrà presentata una legge delega di riordino del settore nazionale. Sarebbe giusto che, prima di ogni altra cosa, lo Stato rinunciasse a una quota parte dei grossi incassi che arrivano dall’azzardo”.

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