Desta preoccupazione sia per la nostra nazione che per l’ambito internazionale quello che è successo ieri in Libia. Una bomba alla gelatina è stata piazzata sotto un’auto dell’ambasciata italiana a Tripoli ed è stato fatto esplodere – dopo l’allarme lanciato dall’autista – dagli artificieri nel pomeriggio a poca distanza dalla sede diplomatica, distruggendo la parte posteriore del veicolo. A bordo c’era l’ambasciatore Giuseppe Buccino. Anche se non ha causato vittime, l’attentato all’ambasciatore italiano è solo l’ultimo di una serie di attacchi contro gli occidentali in Libia.
Un attentato sventrato. Ad evitare l’ennesima sciagura in terra libica è stato l’autista dell’ambasciatore, che, accortosi di qualcosa di sospetto, ha subito fatto scendere quelli che stavano dentro la vettura. Sono stati poi avvisati gli artificieri che hanno fatto brillare l’ordigno. Dopo circa venti minuti l’ambasciatore e quelli che stavano viaggiando con lui sono usciti dal veicolo e hanno raggiunto l’ambasciata italiana di Tripoli. L’ambasciatore Buccino ha riferito all’Agi che: «Solo grazie alla prontezza di spirito dell’autista, che si era accorto che qualcosa non andava, non ci sono state vittime».
Un precedente italiano. Non si sa ancora chi abbia pianificato l’attentato, ma a gennaio scorso nel mirino degli attentatori c’era finito il console di Bengasi, Guido De Sanctis. Alcuni miliziani, infatti, spararono contro la sua auto a bordo della quale aveva lasciato l’hotel Tibesti. Una situazione, quella della Libia, che non trova pace. Dopo la caduta del regime di Gheddafi, le potenze europee dovevano riportare la pace definitiva. Non solo non ci sono stati periodi tranquilli, anzì attacchi contro i paesi occidentali.