Treni fermi, ospedali con i servizi al minimo e uffici governativi chiusi nel secondo giorno di scioperi per la chiusura della Ert, la televisione e radio pubblica greca, equivalente alla nostra Rai. Una decisione che rientra nel programma di privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale concordato dal governo greco con la troika e che comporta il licenziamento di tutti i suoi 2500 dipendenti. A partire da martedì sera, quando è iniziato lo stop alle trasmissioni, annunciato dal portavoce di governo Simos Kediklogou sull’homepage della tv di Stato e ancor prima dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale del decreto 139, che consente al ministro competente di decidere la chiusura di un’organizzazione che rientri nel suo dicastero.
I riflettori della Ert si sono spenti con un’ora di anticipo rispetto a quanto auspicato dagli appelli stessi dell’Unione Europea: la polizia si è occupata di neutralizzare il ripetitore principale, che si trova su un monte nei pressi di Atene, ma i giornalisti hanno continuato a mandare le trasmissioni in streaming per tutta la notte. Al momento del blackout delle trasmissioni erano un centinaio, all’interno degli uffici;fuori, a sostenerli, un migliaio.
La decisione ha provocato la prevedibile opposizione dei sindacati, ma anche delle forze progressiste e di alcuni elementi della coalizione di governo. E’ in corso uno sciopero di solidarietà di 48 ore che coinvolge giornalisti di altre emittenti televisive, radiofoniche e dei quotidiani. Il segretario della nostra federazione della stampa Franco Siddi si è schierato con i colleghi greci, commentando la chiusura della tv pubblica come “un fatto di gravità assoluta e intollerabile”: secondo Siddi “nessuna politica di austerità può giustificare operazioni di questo tipo che sono veri e propri furti di democrazia”. Il vertice della Fnsi ha dimostrato il suo attaccamento alla questione della tv greca recandosi immediatamente ad Atene per partecipare alle manifestazioni, che stanno coinvolgendo cittadini e giornalisti. Anche a Roma si è svolta questo pomeriggio una protesta di solidarietà davanti all’ambasciata greca. Presenti numerosi giornalisti italiani.
I dipendenti, come spiega Kediklogou, saranno sospesi fino alla riapertura dell’ex tv e radio pubblica che avverrà “il prima possibile”, presumibilmente entro tre mesi. Durante il periodo di sospensione, i cittadini non pagheranno le quote di canone. Il portavoce ha anche dato ragione del provvedimento:la Ertha costituito un “paradiso degli sprechi” , che ha goduto dei “privilegi di regime”. Kediklogou ha precisato senza mezzi termini che “non ci sono tolleranze di vacche grasse quando vengono ovunque applicati tagli”; al posto di Ert, la promessa del governo è quella di un servizio moderno, guidato da una commissione indipendente e in cui i lavoratori che lo vorranno saranno reimpiegati “con procedure trasparenti”. Rimane però che l’obiettivo del governo è ridurre gli impiegati pubblici di 200 unità entro la fine del 2013 e di altre 14 mila l’anno successivo.
Alessandra D’Acunto