Con il passaggio in commissione Bilancio a Palazzo Madama, entra nel vivo il dibattito sulla manovra. La tensione è alta, con i partiti che hanno presentato circa 6300 emendamenti. Per evitare la bagarre in aula, il premier Mario Draghi ha scelto la via del colloquio privato con i gruppi parlamentari. A mezzogiorno il presidente del Consiglio ha ricevuto capigruppo e capidelegazione della Lega, in un incontro che è durato poco più di trenta minuti. Nel primo pomeriggio di oggi sarà il turno di Forza Italia e Partito Democratico.
Draghi cercherà di blindare la legge, ottenendo l’accordo sul tema caldo del taglio delle tasse. Secondo La Stampa, il segretario del Pd Enrico Letta e il leghista Matteo Salvini non avrebbero però gradito il metodo dei colloqui, con il premier che aveva in precedenza glissato sulla proposta di un tavolo di coordinamento tra i leader dei partiti di maggioranza.
I dem punteranno sulla riduzione delle bollette, ipotesi condivisa da tutto il fronte politico, e sulla modifica dell’ape sociale. Il Carroccio chiederà la rottamazione delle cartelle esattoriali del biennio 2018-2019 e l’estensione della flat tax. Forza Italia insisterà invece per chiedere almeno altri due miliardi per ridurre la pressione fiscale. Dal Movimento 5 stelle, che ha incontrato il premier ieri, è trapelata soddisfazione per il confronto. “Il Reddito di cittadinanza non si tocca – ha detto il ministro grillino Stefano Patuanelli -. Draghi è d’accordo con noi”. Proprio sul reddito è atteso lo scontro in aula, con il centrodestra che ne chiede importanti modifiche.
L’ostacolo più grande all’approvazione della legge rischiano di essere, però, i sindacati, sul piede di guerra dopo il buco nell’acqua di ieri al Mef con il ministro dell’Economia Daniele Franco. “Cisl, Cgil e Uil – ha detto Luigi Sbarra, segretario Cisl – chiedono che gli 8 miliardi della legge di Bilancio vadano interamente destinati a tagliare le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati”. Pierpaolo Bombardieri, leader Uil, ha confermato che “L’incontro sul fisco non è andato bene”, e che si chiede al governo “di cambiare idea”. D’accordo con i sindacati, sulla necessità di tagliare il cuneo fiscale, anche Confindustria. Per Angelo Camilli, presidente Unindustria, la priorità è un intervento “strutturale” su cuneo fiscale e Irap.