Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron hanno firmato il Trattato del Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, nel corso di una cerimonia al Colle. Si tratta di un accordo di cooperazione tra Francia e Italia che segna un importante cambiamento nelle relazioni non sempre idilliache degli ultimi anni tra i due paesi e che viene descritto come un momento politicamente significativo. Nel preambolo che precede i 12 punti fondamentali del Trattato, si guarda all’obiettivo di una Ue sovrana e unita. Questo accordo favorirà la convergenza delle posizioni e un maggior coordinamento in materia di politica europea, soprattutto per quanto riguarda le politiche migratorie, e per l’economia.
Draghi ha parlato di “momento storico” per i due Paesi, soprattutto dal punto di vista delle relazioni, spiegando che “da oggi siamo ancora più vicini. Istituiamo un servizio civile italo-francese, un comitato di cooperazione transfrontaliero, riconosciamo la necessità di una politica di gestione dei flussi migratori condivisa dall’Unione europea basata su principi di solidarietà e responsabilità”. Il premier ha anche annunciato che “almeno una volta ogni trimestre un ministro italiano parteciperà a un consiglio dei ministri del governo francese e viceversa”.
Macron ha aggiunto che Italia e Francia creeranno una visione geopolitica comune: “Condividiamo la visione politica europea e internazionale e contribuiremo a costruire una difesa europea comune più forte che contribuisca alla Nato, avremo una cooperazione rafforzata nella lotta contro le migrazioni illegali e i trafficanti, per proteggere le frontiere esterne dell’Europa”. Il presidente francese ha inoltre spiegato che, data la situazione attualmente incerta del governo tedesco, questo Trattato non va a sostitursi a quello di Aquisgrana firmato nel 2019 con la cancelliera tedesca Angela Merkel: “Ho troppo rispetto per lei. In Francia si dice che quando le cose vanno male con la Germania, si guarda all’Italia. Ma non funziona così: l’Europa si costruisce a 27, non bisogna cercare nelle diverse alleanze i sostituti di uno o dell’altro”.