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HomeEsteri Biden invita Taiwan al summit sulla democrazia. Escluse Cina, Russia, Turchia e Ungheria

Biden invita Taiwan
al summit sulla democrazia
Escluse Cina e Russia

Sono 110 i Paesi partecipanti al vertice

Anche Ungheria e Turchia fuori la lista

di Luca Sebastiani24 Novembre 2021
24 Novembre 2021

US President Joe Biden meets with China's President Xi Jinping during a virtual summit from the Roosevelt Room of the White House in Washington, DC, November 15, 2021. (Photo by MANDEL NGAN / AFP)

Un vertice virtuale per parlare di democrazia: astenersi regimi, democrazie illiberali e autocrazie. È l’iniziativa voluta con forza dal presidente americano Joe Biden che ha esteso gli inviti a 110 Paesi per il 9 e 10 dicembre. Spiccano i grandi esclusi, come la Cina di Xi Jinping, la Russia di Vladimir Putin, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan e l’Ungheria di Viktor Orban. L’estromissione di Pechino era prevista e quella di Ankara, nonostante l’asse con Washington nella Nato, non ha sorpreso più di tanto. Maggiormente discusso il “no” a Budapest.

Secondo la lista pubblicata sul sito del Dipartimento di Stato americano, non parteciperanno al “Democracy Summit” neanche Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Ovvero i principali alleati arabi degli Usa. 

Gli Stati Uniti hanno invitato invece Taiwan, che non è ufficialmente riconosciuto come Paese indipendente ma viene ritenuto un modello democratico opposto alla Cina. Il portavoce del presidente di Taipei, Xavier Chang, ha ringraziato Biden: “Attraverso questo vertice, Taiwan può condividere la sua storia di successo democratico”. La scelta americana potrebbe alimentare le ostilità con Pechino, che considera l’isola di Formosa  “parte integrante” della Cina. Anche nel recente meeting virtuale tra Biden e Xi, Taiwan è stato al centro di interventi opposti dei due presidenti. Mentre da sempre la Casa Bianca accusa la controparte di violare i diritti umani nella regione dello Xinjiang, in Tibet e a Hong Kong. 

Tra i 110 ospiti, oltre ai Paesi europei tra cui la Polonia, ci sarà anche l’India, sebbene il primo ministro nazionalista Narendra Modi sia sotto accusa da parte di attivisti sui diritti umani. Nella lista figurano anche il Brasile del presidente estremista Jair Bolsonaro, il Pakistan e l’Iraq.

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