Il rialzo dei casi Covid e il rallentamento della crescita non impediranno all’economia di tornare ai livelli pre-pandemia. Adesso però il rischio è rappresentato dall’inflazione, spinta oltre che dalla rapida ripresa, soprattutto dal rialzo dei prezzi energetici e dalla strozzatura delle forniture. L’Istat riporta che a ottobre in Italia il costo della vita è aumentato per la quarta volta consecutiva su base mensile, con un rialzo dei prezzi che registra una crescita del 3% rispetto al mese di ottobre 2020. L’accelerazione dello scorso mese si riflette in modo tangibile per la collettività con un aumento dei prezzi dello 0,7%, e fa alzare quella annuale al 3% rispetto al 2,9 delle previsioni precedenti.
A ottobre, inoltre, i prezzi dei beni alimentari e per la cura della casa e della persona, che rientrano nel cosiddetto carrello della spesa, sono cresciuti dell’1% rispetto a un anno fa. Un aumento simile, che non toccava queste percentuali dal 2012, allarma consumatori e operatori.
Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, durante il suo intervento all’assemblea che celebra il cinquantenario della confederazione a cui fanno capo 350 mila imprese del commercio, del turismo, dell’artigianato e della piccola industria, ricorda come “nei primi nove mesi del 2021 i prezzi delle materie prime industriali, del petrolio, e del gas naturale sono aumentati” e questo ha innescato “un’ondata di rialzi che si ripercuoterà anche su prezzi e consumi”. Le conseguenze negative di una maggiore inflazione sono già visibili dagli italiani negli aumenti di bollette e spesa, ciò porterebbe a una riduzione dei consumi dei cittadini che “potrebbe sottrarre, in due anni, 9,5 miliardi di euro: circa 4 miliardi quest’ anno e 5,5 miliardi del 2022”.