La polizia polacca ha usato lacrimogeni e idranti contro i migranti al confine con la Bielorussia. Varsavia si è giustificata dichiarando di aver reagito a un lancio di sassi. Il tutto è cominciato ieri mattina, quando la polizia bielorussa ha raccolto circa 3.500 migranti, provenienti in gran parte dal Medio Oriente, radunandoli davanti al valico di frontiera di Bruzgi.
I doganieri polacchi sostengono che i colleghi dall’altra parte del confine abbiano aiutato i rifugiati a tagliare la barriera di filo spinato affinché entrassero in massa nell’Unione europea. Gli agenti, per impedire l’ingresso in Polonia senza visto, hanno utilizzato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. L’azione “brillantemente respinta” sarebbe avvenuta in risposta a un possibile lancio di sassi, che avrebbe ferito tre poliziotti.
Nel pomeriggio la temperatura è scesa sotto i 5 gradi, per poi arrivare a zero nella notte. Una situazione che potrebbe aver provocato altri morti per ipotermia: la Polonia ha finora dichiarato un morto di freddo al giorno. Sul lato bielorusso, l’accesso ai giornalisti viene aperto a seconda della volontà che la stampa racconti l’accaduto. Mentre sul lato polacco non è possibile accedere agli ultimi tre chilometri dal confine. Parenti e amici di chi è bloccato stanno arrivando dalla Polonia sul fronte, raccontando episodi di maltrattamento e mancato aiuto.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha definito il gesto “inaccettabile”. Minsk si dice pronta ad accogliere i rifugiati in un centro logistico vicino al valico di frontiera di Bruzgi “fino a quando la questione non sarà risolta”. Un’altra soluzione è rappresentata dagli accordi bilaterali con i Paesi d’origine: l’Unione europea ha ottenuto dall’Iraq la promessa di rimpatrio per chi accetterà un volo governativo. Altri Paesi potrebbero seguire la stessa linea, per mettere al sicuro i migranti.