Il debito delle Amministrazioni pubbliche nel mese di settembre è diminuito di 27,9 miliardi rispetto al mese precedente. Ora risulta pari a 2.706,4 miliardi di euro. Questo è quanto emerge dal rapporto di Bankitalia “Finanza pubblica: fabbisogno e debito” che fotografa quindi un’inversione di marcia per il debito pubblico italiano.
Il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche, pari a 15,6 miliardi, è stato più che compensato dalla liquidità disponibile al Tesoro. Il debito quindi, per effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio, si è ridotto di 0,1 miliardi.
Come spiega una sintesi del rapporto diffuso dalla Banca d’Italia, il debito delle Amministrazioni centrali (articolazioni dello Stato come i Ministeri) è diminuito di 28,3 miliardi. Il debito delle Amministrazioni locali è invece aumentato di 0,3 miliardi e quello degli Enti di previdenza è rimasto stabile. Alla fine di settembre, si legge ancora nella sintesi, la quota del debito detenuta dalla Banca era pari al 24,1%: 0,6 punti percentuali in più rispetto al mese precedente. Stabile a 7,6 anni la vita media residua del debito.
Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato nel mese di settembre sono pari a 35,6 miliardi. Rispetto allo stesso mese del 2020 si è registrato quindi un aumento del 19,7%, ovvero 5,9 miliardi. In relazione allo stesso periodo dello scorso anno, i primi 9 mesi del 2021 hanno registrato un aumento del 12,4% di entrate tributarie, per un totale di 323,8 miliardi. Questo aumento, pari a 35,7 miliardi, come si legge nel rapporto sulla Finanza Pubblica, è l’effetto del rinvio di alcune imposte relative al 2020, oltre che sintomo di un quadro economico complessivamente più favorevole.