Graziano Pinna, neuroscienziato e ricercatore italiano dell’Università dell’Illinois, ha descritto a Lumsanews le conseguenze a cui i pazienti dipendenti dagli psicofarmaci vanno incontro quando decidono di sospendere le cure.
Negli ultimi anni sono aumentate le cure farmacologiche contro ansia e depressione. Quando è indispensabile fornire una terapia farmacologica al paziente affiancata a un percorso psicoterapeutico?
“Un intervento farmacologico è consigliato quando l’ansia diventa patologica, al punto da non garantire al paziente una degna qualità di vita o l’incapacità di lavorare, studiare o occuparsi di sé stesso e della propria famiglia. La combinazione del trattamento farmacologico con la psicoterapia rappresenta l’approccio migliore perché un trattamento stimola il successo dell’altro. Spesso il farmaco non è sufficiente, così come a volte anche la psicoterapia da sola non basta”.
Le benzodiazepine sono considerati tra gli psicofarmaci più pericolosi poiché causano dipendenza. Quali sono i principali sintomi d’astinenza e in che modo vengono affrontati dal paziente?
“Le benzodiazepine causano problemi di assuefazione e dipendenza ma anche gravi sintomi legati all’interruzione del trattamento. L’abuso dovuto al trattamento si presenta molto spesso in forma di dipendenza fisica ma anche mentale, cioè si ha una dipendenza psicofisica spesso caratterizzata dal desiderio compulsivo di assumere il farmaco. Questo fenomeno viene anche chiamato ‘craving’. Invece, la tolleranza si sviluppa quando il quantitativo delle benzodiazepine non è più efficace ed è necessario aumentare le dosi per ottenere l’effetto farmacologico desiderato. I sintomi della dipendenza e dell’astinenza sono ansia e agitazione sia a livello motorio che psicologico, tremore delle mani e gambe, sudorazione, nausea, vomito che può anche essere seguito da crisi convulsive e tachicardia. Una strategia terapeutica per limitare i sintomi d’astinenza nei pazienti è rappresentata dalla sostituzione del farmaco con un altro che garantisca l’effetto terapeutico desiderato. C’è da dire però che farmaci antidepressivi come gli SSRI e il prozac hanno dei potenziali di dipendenza inferiore rispetto alle benzodiazepine e anche un effetto ansiolitico”.
Il paziente che inizia un percorso di riduzione o sospensione dei farmaci a cosa va incontro?
“L’uso delle benzodiazepine può rappresentare un problema soprattutto quando queste vengono assunte a dosaggi elevati e per lungo tempo. Per risolvere il problema è importante riconoscere che il ricorso a questi farmaci è diventato problematico e rendersi conto che non si è più in grado di controllare la situazione da soli. In questo caso il ruolo del medico diventa indispensabile. In genere si ricorre immediatamente al tapering, cioè alla riduzione graduale della dose, che può essere sufficiente fino alla sospensione totale del farmaco. Nei casi più gravi però è necessario il ricovero ospedaliero e a volte anche un percorso di riabilitazione in centri specializzati che si occupano di pazienti con problemi di abuso di farmaci e droghe. In questi casi il paziente viene supportato per sviluppare nuove strategie terapeutiche di gestione dell’ansia”.