HomePolitica “L’astensione alta è fenomeno di lungo periodo, ma candidati poco attraenti”

"L'astensione non sorprende
I candidati poco attraenti
mobilitano solo gli anziani"

Il politologo D'Alimonte a Lumsanews

"Lega e M5S perdono, Pd non sfonda"

di Andrea Persili18 Ottobre 2021
18 Ottobre 2021

Roberto D’Alimonte è un politologo italiano, esperto di sistemi elettorali. Ha commentato con Lumsanews i primi risultati dei ballottaggi per le elezioni amministrative dei 65 Comuni italiani, tra cui spiccavano Roma e Torino.

Professor D’Alimonte, l’affluenza in questo secondo turno è stata del 44%. Che succede? 

“Il calo della partecipazione è una tendenza di lungo periodo. Nelle elezioni amministrative a fattori strutturali si affiancano fattori di contesto locali”.

Quali sono? 

“Tra i fattori strutturali cruciale è la crisi dei partiti. Un tempo la gente andava a votare, perché i partiti avevano una capacità di mobilitazione, che oggi non hanno più. Anche il cambiamento demografico ha un ruolo importante. Le persone più anziane, che sono quelle più legate al voto, escono per ragioni naturali dal circuito elettorale, mentre i giovani tendono a votare di meno”.

E i fattori locali? 

“Soprattutto in questa tornata elettorale i candidati non sono stati particolarmente attraenti. Bisogna poi tenere conto che quando gli elettori percepiscono che le elezioni non sono davvero in bilico tendono a non andare a votare. E’ quello che è successo a Roma, dove la vittoria di Roberto Gualtieri era largamente annunciata”.

Il centrosinistra trionfa a Roma e Torino con Gualtieri e Lo Russo. Il Pd potrà imporre i propri temi al governo?  

“Il premier Mario Draghi non si farà influenzare dall’esito delle elezioni amministrative, né da parte del Pd che ha vinto, né da parte della Lega che ha perso”.

I Dem andranno in pressing sui propri cavalli di battaglia? Penso ad esempio alle politiche sociali proposte ad esempio dal ministro del Lavoro Andrea Orlando. 

“Il Pd farà sentire la sua voce su quei temi, la Lega su tasse, immigrazione e pensioni. Il M5S, invece, insisterà sulle modifiche al reddito di cittadinanza. Ognuno cercherà di imporre la sua voce, ma poi Draghi medierà”.

A Torino il candidato del centrosinistra Lo Russo ha prevalso nettamente.

“Damilano sembrava un candidato molto più competitivo di quanto fosse Michetti a Roma. Ci poteva stare la vittoria di Lo Russo. Quello che mi sorprende è il distacco. C’è comunque da dire che il secondo turno avvantaggia tradizionalmente il centrosinistra, che ha una capacità di mobilitare i suoi elettori più forte del centrodestra. Forse a Torino ha giocato questo fattore, ma bisogna attendere i flussi elettorali per capire meglio”.

A Torino l’affluenza è stata del 42%, in alcune zone periferiche della città è scesa al 35%. Questo dato può aver giocato contro il centrodestra? 

“Certamente, come del resto è successo a Roma, dove l’astensione nelle periferie è più alta”.

Green pass e mobilitazione antifascista sono temi che hanno inciso su queste elezioni amministrative?

“No, a mio avviso non hanno inciso molto”.

Neanche a Trieste?

“No, Dipiazza era in vantaggio già prima. Si tratta poi di un sindaco uscente con un profilo moderato”.

Chi ha perso?

“E’ chiarissimo. Sono Lega e M5S”.

Il Pd ha vinto. 

“Il Pd ha stravinto nell’aggregato dei sei capoluoghi di Regione. Già al primo turno però non aveva stravinto nell’aggregato dei 118 Comuni. Adesso attendiamo i risultati finali, ma da una prima valutazione non mi sembra emerga un quadro così squilibrato a vantaggio del Pd nel complesso dei Comuni dove si è votato”.

Nella Lega cosa accadrà dopo la sconfitta? 

“Salvini rimarrà segretario, ma dovrà chiarire la sua linea politica. Alla lunga questa sua posizione, metà piede nel governo, metà all’opposizione, non pagherà”.

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