Quanto nelle scorse ore annunciato dalla tv ufficiale siriana è vero: gli stessi ribelli hanno infatti ammesso, a seguito di un massiccio attacco portato avanti dalle truppe di Damasco in collaborazione con Hezbollah, di essersi ritirati dalla città di Qusayr.
Gli aiuti dal Libano. Una svolta nella guerra siriana che deve molto all’apporto degli Hezbollah, che sempre di più si stanno dimostrando determinanti nel far protendere gli esiti del conflitto a favore del presidente Bashar al-Assad. Netto il commento del capo militare dell’Esercito siriano libero (Esl), alla guida dei ribelli anti-governativi, Selim Idriss, che alla Bbc ha dichiarato come «combattenti Hezbollah stiano invadendo la Siria. Se continueranno a farlo e se le autorità libanesi non faranno niente per fermarli, ci sentiamo autorizzati a combattere Hezbollah dentro il territorio del Libano. C’è infatti – ha poi aggiunto – un grandissimo numero di combattenti Hezbollah in Siria, a Qusayr, Idlib, Aleppo, Damasco, ovunque nel Paese. Ma questo non ci farà sicuramente perdere la guerra».
L’arma di distruzione di massa. La Gran Bretagna nel frattempo ha sostenuto di avere le prove «fisiologiche» dell’uso, da parte del regime di Assad, del gas Sarin, una vera e propria arma chimica. Così si è espresso un portavoce del governo britannico: «Il materiale che abbiamo prelevato dal teatro di guerra è risultato positivo al Sarin e c’è un crescente insieme di dati limitati, ma convincenti, che dimostra che il regime ha usato non solo il Sarin, ma anche altre armi chimiche». Ma ad accusare il governo siriano di utilizzare il gas nervino sono anchela Francia e l’Italia, giungendo però a conclusioni del tutto divergenti. Ieri Parigi aveva infatti dichiarato di poter provare il comportamento criminale dell’esercito di Assad e, per bocca del ministro degli Esteri, Laurent Fabius, si è detto aperto a «tutte le opzioni» per opporsi a una tale situazione di fatto. Intervenendo alla trasmissione “Radio Anch’io”, il nostro ministro della Difesa, Mario Mauro, ha evidenziato gli stessi problemi affermando, d’altro canto, che questi non consentono assolutamente di passare alle vie di fatto: «Sono ormai acquisite prove che fanno pensare ad un uso di armi chimiche da parte del regime siriano, anche se in azioni molto circoscritte e delimitate, e ciò non può costituire il fondamento per un intervento armato della Comunità Internazionale».
Fabio Grazzini