Il capo del gruppo jihadista dello Stato islamico del Gran Sahara (Eigs), Adnan Abou Walid al-Sahrawi, è stato ucciso dalle forze francesi ieri notte. Ad annunciarlo è stato il presidente francese Emmanuel Macron su Twitter. Il capo dell’Eliseo ha detto che si tratta di un grande successo nella lotta contro i gruppi terroristici nel Sahel, un’area che include Gambia, Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger.
Al-Sahrawi era nato nella zona sud del Marocco, il cui controllo è conteso con il governo centrale, da una ricca famiglia di commercianti fuggita poi in Algeria. Da giovane ha combattuto con l’organizzazione indipendentista del Fronte Polisario per poi aderire all’Unione dei Giovani Sahrawi nel 1998. Nel 2010 si è unito ad una fazione di al-Qaeda nel Maghreb islamico, diventandone il portavoce, ma nel 2015 ha dichiarato la sua fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato islamico. Dal 2019 sulla sua testa pendeva una taglia di 5 milioni di dollari. L’Eigs, creato nel 2015 da Adnan Abou Walid al-Sahrawi era stato designato come “nemico prioritario” nel Sahel nel gennaio 2020. Non si sa ancora chi prenderà il posto di Al-Sahrawi.
A giugno l’amministrazione francese aveva annunciato la conclusione della operazione antiterroristica Barkhane nella regione del Sahel e la chiusura tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo di altre basi. Il contingente francese dovrebbe essere così ridotto del 40%, arrivando a un massimo 3mila unità. Le truppe verranno concentrate nella cosiddetta zona dei tre confini per cercare di fermare l’espansione dei gruppi jihadisti verso il golfo di Guinea.
Dietro la volontà della Francia di ritirarsi ci sono diverse ragioni. Dopo 8 anni di attività, la Francia non vuole più mantenere il ruolo di “guardia” nel Sahel. Inoltre hanno pesato anche i due recenti colpi di stato in Mali, nonostante tutti gli sforzi fatti dalla Barkhane per stabilizzare il paese africano.