La possibilità di ulteriori escalation terroristiche potrebbe non riguardare esclusivamente la realtà interna all’Afghanistan. Anche per l’Occidente “la minaccia è imminente”, ha detto in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera Franco Gabrielli, sottosegretario ai Servizi segreti e alla Sicurezza. “Con l’attentato alle Torri Gemelle è cambiato tutto”, spiega Gabrielli, sottolineando che “il pericolo resta anche quando non accade nulla”.
Il rischio attuale è quello di innescare un “effetto emulazione”, dopo la sconfitta di un esercito addestrato come quello occidentale da parte di “bande giudicate poco più che raccogliticce”. Sullo sfondo l’antagonismo tra Isis-Khorasan, il ramo afghano dello Stato islamico, che contrasta i talebani e Al Qaeda – che invece appoggia gli studenti coranici – “può tradursi in nuove azioni di forza che possono manifestarsi non solo su questo territorio”.
Niente sport femminile, nessuna disciplina che esponga i corpi allo sguardo degli uomini, classi divise per sesso da tende precarie issate come muri di confine. È questo il destino delle donne afghane, quando ad appena 48 ore dalla nascita del nuovo governo talebano la proclamata “tolleranza” nei confronti della società civile sembra già un ricordo lontano.
“Le donne non potranno giocare a cricket, né praticare alcuno sport che esponga i loro corpi e li mostri ai media”, è l’ultimatum lanciato ieri in un’intervista all’emittente australiana Sbs news da Ahmadullah Wasiq, il numero due della Commissione culturale talebana, che si domanda “che necessità c’è che le donne facciano sport?”.
Progressi sociali e culturali – quelli compiuti lentamente dalle nuove generazioni negli ultimi vent’anni – che sembrano svanire fin troppo in fretta, così come la speranza di ricevere un’istruzione omologata agli standard occidentali. Scuola e università resteranno aperte, ma donne e uomini, ragazze e ragazzi, non potranno guardarsi negli occhi.