Al momento sembra esclusa la fiducia alla Camera sul decreto legge Covid, varato il 6 agosto, che contiene le norme sul green pass. Tutti i partiti della maggioranza che sostiene il governo Draghi, compresa la Lega, hanno ritirato i circa 50 emendamenti, hanno fatto sapere fonti parlamentari; su alcuni di questi era previsto il voto segreto che avrebbe potuto compromettere la coesione dell’esecutivo. La Lega di Matteo Salvini era stata l’unica forza nella maggioranza ad aver presentato emendamenti che si erano poi aggiunti a quelli dell’opposizione. Ma dopo le parole del premier Mario Draghi — che in conferenza stampa aveva annunciato la volontà di «andare avanti» — aveva anche chiesto di evitare un voto di fiducia su questa materia.
Nei giorni scorsi durante i lavori in Commissione, deputati della Lega avevano votato contro il certificato verde, insieme con Fratelli d’Italia.
Ora Mario Draghi è deciso ad andare avanti sulla linea indicata e cioè sull’estensione con un nuovo decreto al green pass sui luoghi di lavoro, a cominciare dal pubblico impiego, e, se non bastasse, l’obbligo di vaccinazione. Con lui il ministro della Salute Roberto Speranza e il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che sottolinea come “le condizioni di sicurezza esigono che chi frequenta i luoghi affollati dia garanzie di non contagiare. Il green pass va in questa direzione”.
Un’estensione della certificazione verde probabilmente già da ottobre e che si rivolgerà ai dipendenti pubblici e ai lavoratori dei settori dove il Green pass è già previsto per i clienti: ristoratori, gestori di palestre e piscine, addetti ai trasporti a lunga percorrenza.
“Siamo per l’adozione del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro” fa sapere il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dopo l’incontro con i sindacati. “Questo a patto che il costo dei tamponi non ricada sui lavoratori”, ribadisce il Segretario Generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.