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Via libera alla Convenzione di Istanbul. Il Ministro Josefa Idem chiede scusa

di Manuela Moccia29 Maggio 2013
29 Maggio 2013

Un minuto di silenzio per ricordare Fabiana Luzzi, la sedicenne bruciata viva dal fidanzato a Corigliano Calabro, e poi le parole del presidente della Camera, Laura Boldrini, a ricordare l’ennesima “violenza travestita da amore”. È iniziata in questo modo la votazione per il ddl contro la violenza sulle donne, passata con un lungo applauso. Un via libera unanime, un accordo bipartisan che una volta tanto ha messo d’accordo tutti: 545 voti su 545. Come a volersi far perdonare la vergogna di quell’aula vuota lunedì scorso, durante la relazione presentata dalla deputata Mara Carfagna. Adesso tocca al Senato dare l’approvazione.

La Convenzione di Istanbul è il primo strumento internazionale, giuridicamente vincolante, volto a proteggere le donne da qualsiasi forma di violenza, psicologica e fisica. Con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende identificare “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne”, che comprende “tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.

Lo scopo è quello di  raggiungere “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne”. 81 articoli che sono una vera e propria dichiarazione di guerra contro ogni forma di persecuzione e prevaricazione maschile, attraverso i quali gli Stati firmatari si impegnano a varare misure legislative destinate a “prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali che rientrano nel campo di applicazione” della Convenzione. Un obbligo che, ovviamente, riguarda anche le stesse amministrazioni statali.

L’Italia è il quinto paese, dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo, ad avere ratificato la Convenzione di Istanbul, ma affinché diventi applicativa, questa legge deve essere sottoscritta da almeno altre 5 nazioni, di cui 8 devono far parte del Consiglio d’Europa.

“Di fronte alla scomparsa di Fabiana ribadisco l’impegno di tutto il governo e del ministero da me guidato a fare della lotta alla violenza di genere un punto qualificante di questa legislatura”, ha detto il ministro  per le Pari Opportunità, Josefa Idem, ricordando poi anche tutte le altre donne vittime di femminicidio, 124 solo nel 2012, già più di venti quest’anno. “Sento di dover chiedere perdono a lei e a tutte coloro che sono state uccise per mano di chi abusa della parola ‘amore’. Lo stato – ha concluso la Idem – deve rendere più effettivo il suo impegno, essere ancora più vicino alle vittime e adesso, proprio partendo dalla ratifica della Convenzione, passare alle azioni politiche concrete”.

Manuela Moccia

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