Continuano le repressioni in Birmania e sono sempre di più le vittime dall’inizio del golpe dello scorso primo febbraio. Sono infatti oltre cinquecentodieci i civili uccisi, secondo quanto emerge nel report dell’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, che specifica che il bilancio “è probabilmente molto più alto”, con centinaia di persone arrestate negli ultimi due mesi di cui non si sa più nulla. Il bilancio delle vittime è stato particolarmente alto lo scorso sabato, con oltre 110 vittime, tra cui sette minori.
Oggi intanto si svolgerà una riunione d’emergenza a porte chiuse del Consiglio di sicurezza Onu sulla crisi in Birmania e sulle strategie da adottare per trovare una soluzione in merito. Tale assemblea è stata chiesta a gran voce soprattutto dalla Gran Bretagna. La Francia chiede ai militari quantomeno il rilascio dei prigionieri politici e condanna le barbarie che si stanno verificando in questi ultimi mesi.
Gli Stati Uniti, attraverso l’annuncio di stanotte del Dipartimento di Stato, hanno ordinato al loro personale diplomatico non essenziale e alle loro famiglie di lasciare la Birmania per salvaguardare la propria salute e di mettersi rapidamente in salvo.
Intanto uno degli avvocati dell’ex premier rovesciata dal golpe, Aung San Suu Kyi, Min Min Soe, fa sapere dopo una videoconferenza con lei, che la donna è in buona salute e che si ritiene pronta per affrontare i prossimi processi nelle prossime settimane.