Il gruppo Just Eat e le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti hanno raggiunto un accordo per inquadrare i rider nel contratto collettivo di lavoro del settore Logistica, Trasporto, Merci e Spedizioni.
I rider di Just Eat diventano, quindi, lavoratori subordinati a cui saranno garantiti: paga base, legata ai minimi contrattuali e non alle consegne, tfr, previdenza, integrazione salariale in caso di malattia, infortunio, maternità/paternità, ferie, orario di lavoro minimo garantito, maggiorazioni per il lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno, rimborso spese per uso mezzo proprio, dispositivi di protezione adeguati e diritti sindacali. Una parte della retribuzione resterà, comunque, ancorata al risultato, ovvero al numero di consegne effettuate, limitando le stesse a un massimo di quattro nell’arco di un’ora, per ridurre al minimo il rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Già a novembre la multinazionale del delivery aveva manifestato l’intenzione di assumere ben 4000 riders, che ora verranno inquadrati. “L’accordo – riferisce la Filt Cgil – impegna Just Eat ad assumere con il contratto di lavoro subordinato, prevalentemente a tempo indeterminato, tutti coloro che hanno lavorato per l’azienda da agosto 2019 e che ne faranno richiesta.”
Oggi, però, il quotidiano “La Verità” ha provato a fare i conti. Il contratto è subordinato, ma la maggioranza delle adesioni prevede 10 ore settimanali con una paga che non supera i 250 euro netti mensili. Il segretario generale NIdiL Cgil, Andrea Borghesi, vede, comunque, l’accordo come un apripista ed auspica maggiore coinvolgimento sulla questione: “Le altre imprese del food delivery e la loro associazione, Assodelivery, si siedano al tavolo con il sindacato per definire regole, tutele, retribuzioni dignitose e misure per la salute e la sicurezza”.