Ci sono dieci aziende sul nostro territorio pronte ad avviare la filiera italiana della produzione dei vaccini. La fase produttiva del siero potrebbe cominciare “tra tre o quattro mesi”, come annunciato anche dal premier Mario Draghi. Il Governo ha messo sul tavolo 400 milioni di euro di incentivi per incentivare il progetto.
Numerose le realtà in lizza. Aziende come la Thermo Fisher già hanno iniziato un rapporto di collaborazione con chi produce già il vaccino, in questo caso Pfizer. A Monza hanno chiuso un contratto in virtù del quale potranno infialare e confezionare il siero anti-Covid del colosso farmaceutico americano. Lo stabilimento della multinazionale Gsk a Rosia, nei pressi di Siena, è dotato di bioreattori adatti alla produzione del vaccino.
Sta prendendo un progetto del tutto “made in Italy”, a Castel Romano, alle porte delle Capitale. Si tratta del vaccino di ReiThera, al 30% partecipato dallo Stato e con un contratto di sviluppo di Invitalia, che ha raggiunto la fase 2 della sperimentazione. Tra i progetti autoctoni si fa spazio anche la pugliese Lachifarma, pronta a investire venti milioni nella produzione di vaccini e disposta a lavorare alla fase più delicata della produzione, quella della creazione del bulk, ovvero il principio attivo.
Potrebbero essere reimpiegati anche gli impianti finalizzati ad altre lavorazioni. In Emilia Romagna il governatore della Regione Stefano Bonaccini spinge per la riconversione di Bio On, azienda di bioplastiche con i conti in rosso, ma dotata di quattro bioreattori utilizzabili per la produzione. Si può poi fare affidamento sulle tante realtà del polo farmaceutico laziale in cui vengono già infialati i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson, dove sono presenti altre aziende che stanno sviluppando il loro vaccino, come la Acs Dobfar.
Queste e altre aziende potranno sfruttare gli incentivi del Governo, fortemente voluti dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è raggiungere a fine anno l’autosufficienza vaccinale nazionale per rispondere prontamente alla strategia europea a cui sta lavorando Bruxelles, per trattare direttamente la cessione dei brevetti. Per Giorgetti va ricreata una forte collaborazione tra pubblico e privato “per porre le basi oggi e essere autonomi domani”.