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In cinquemila ai funerali di Fabiana. Il papà: “Era la figlia di tutti”

di Lorenzo Caroselli29 Maggio 2013
29 Maggio 2013

Per volere della famiglia, dentro e fuori il Palazzetto dello Sport di Corigliano, non c’è una foto di Fabiana. Non sono ammessi fotografi o teleoperatori. Così vogliono i testimoni di Geova, fede professata in casa Luzzi. Se non ci sono immagini, ai funerali ci sono però migliaia di persone, oltre 5mila.
Perché Fabiana, da venerdì scorso, non è più patrimonio esclusivo dei suoi cari e della sua religione. La sua storia di ragazzina appena 16enne, accoltellata più di 20 volte e data alla fiamme ancora viva da Davide, il fidanzatino 17enne, ha spezzato il cuore non a una comunità, ma a un’intera nazione. Fabiana, il fiore più fragile sbriciolato da una violenza quotidiana a cui non ci si può e non ci si deve abituare. La violenza contro le donne.


Palloncini bianchi per Fabiana
. Il feretro giunge al Palazzetto su un carro funebre scortato da due auto dei carabinieri. La bara è bianca, come le rose che la ricoprono. Bianchi sono i palloncini a forma di cuore che gli amici di Fabiana liberano in cielo, assieme a quelli a forma di lettere dell’alfabeto, a comporre in cielo il suo nome: Fabiana. Una volta all’interno della struttura, la bara è posta sul parquet, al centro del campo di gioco. Intorno, alcune sedie per i genitori e le tre sorelle di fabiana, un dolore straziante eppure composto, confortato dall’abbraccio degli spalti gremiti.

“Fabiana amava la vita, la sua famiglia e i tanti amici tra i testimoni di Geova e in altri contesti. Non ci sono parole per spiegare. A 16 anni, Fabiana è venuta mancare e tante sono le persone, oltre ai familiari, che sentono la sua mancanza”, il ricordo della ragazza nella parole del ministro dei Testimoni di Geova Salvatore Chiappetta.
A Corigliano è presente anche il ministro per le Pari Opportunità, lo Sport e le Politiche Giovanili. La vicenda di Fabiana, salutata per sempre su un azzurro parquet dove si gioca a basket e pallavolo, ironia della sorte, tocca tutte e tre le deleghe del ministro, che nell’occasione lancia il suo messaggio.

Presente il ministro Pari Opportunità
. “Con la mia presenza al funerale di Fabiana – dichiara il ministro Josefa Idem – voglio innanzitutto essere vicina alla famiglia per testimoniare il dolore di tutti gli italiani e le italiane per questa perdita così tragica e assurda. Vorrei che i genitori, i parenti e gli amici di Fabiana non si sentissero soli nella loro disperazione, ma soprattutto che percepissero che tutto il Paese è loro vicino, sconcertato da questo ennesimo episodio di violenza, tanto più grave perché perpetrato su una ragazza di soli sedici anni da un ragazzo poco più grande di lei. Di fronte alla scomparsa di Fabiana ribadisco l’impegno di tutto il Governo e del Ministero da me guidato a fare della lotta alla violenza di genere un punto qualificante di questa legislatura”.

Convalidato l’arresto di Davide. Durante l’orazione funebre, giunge la notizia: convalidato l’arresto di Davide, comparso in mattinata dinanzi al presidente del Tribunale dei minori di Catanzaro, Luciano Trovato, e al pm Rita Tartaglia. L’accusa è di omicidio volontario aggravato. Il ragazzo sarà portato nell’Istituto penale minorile. I difensori, Giovanni Zagarese e Antonio Pucci, hanno prodotto la documentazione che attesta il buon andamento scolastico di Davide. Il ragazzo chiede di continuare a studiare.
Intanto, a Corigliano l’uscita del feretro dal Palazzetto è accompagnata da un lungo applauso. E sono bianche anche le decine di colombe liberate verso il cielo.

A casa di Fabiana. É l’ora del distacco più duro, oggi è l’ultimo viaggio di Fabiana Luzzi dalla sua casa di Corigliano, se ne va verso il cimitero. Fabiana ora è di tutti gli altri, anche. Un nome che appartiene tanto all’allarme nazionale della violenza vile sulle donne, quanto alla sete di riscatto di questa Calabria con poco Stato, tanto sacrificio di pochi e la ferocia ancora legittimata in alcuni ambienti.
Una casa rimasta per due giorni e due notti con la porta aperta, per fare entrare  –  o uscire  –  lo sgomento troppo grande da reggere. E una sconfitta che parla a tutti. Migliaia di persone per i funerali, il feretro di Fabiana portato in corteo per oltre un chilometro e mezzo dai compagni, dalle amiche del ballo (che era la sua “prima e vera passione” prima degli amori adolescenziali) .

Il papà: “Tutti abbiamo perso una figlia”. Ma poco prima del funerale, Mario e Rosa, la madre e il padre di Fabiana, si aggrappano alla forza di volontà e, pur se con lo sguardo assente, rispondono ancora a ogni abbraccio, a ogni parola, a ogni pianto degli atri che arrivano. Dice Mario a un ex sindaco scosso, Armando, che è stato anche professore delle sue figlie più grandi: “Tutti abbiamo perso una figlia. E per colpa di uno solo. Per colpa di uno”.
Non c’è odio, ma la rabbia sì. Anche se Mario, questo genitore provato già dalla scomparsa tragica della prima moglie, poi dalla violenza delle ‘ndrine che lo punirono con un incendio del negozio per aver detto no ai suoi estorsori, oggi sta a testa alta di fronte al dolore più grande. “Perdere una figlia così, non si può spiegare mai… Non arriveremo mai a nulla”. Oltre alla condanna della giustizia, “ma senza sconti”, certo. Pare che ci sia stata una telefonata molto dura tra la mamma di Fabiana, Rosa, e quella di  Davide. “Perché lo ha fatto? Che cosa aveva nella testa? Che gli è successo?”, avrebbe chiesto Rosa. Domande a cui nessuno può rispondere. 

Davide, nessuno aveva capito. Anche gli insegnanti di Davide, all’Istituto per geometri “Falcone e Borsellino”, sono sembrano smarriti. “Sì, siamo la scuola che aveva un mostro in seno senza accorgersene. Ma lo avevamo seguito, era un ragazzo con un rendimento buono, che solo una volta, qualche mese fa, aveva perso la brocca e dato uno schiaffo a un compagno. Ma il preside era stato severissimo: 45 giorni di sospensione, dopo i quali Davide è tornato, con la mamma in lacrime, ha chiesto scusa al compagno e alla famiglia di lui. Sembrava sereno. E noi, dopo,  lo abbiamo riaccolto certo. Noi, mica possiamo aver una cella dove rinchiudere quelli che sbagliano? Noi siamo una scuola. Siamo, dovremmo, essere una società civile. E noi, come potevamo prevedere?”.

Lorenzo Caroselli

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