La pandemia ha indebitato e continua a indebitare le squadre della serie A. Durante la scorsa stagione i club hanno perso 754 milioni di euro. Il Covid c’entra sì, ma soltanto in parte. I debiti, che crescono da un decennio, dal 2010 ad oggi sono raddoppiati.
L’indebitamento delle squadre è vicino ai 2,8 miliardi di euro, dieci anni fa ammontava a 1,4 miliardi, praticamente la metà. E i costi, che superano i ricavi, continuano a crescere. È quello che emerge dall’inchiesta sui bilanci delle società di serie A pubblicata, come ogni anno, dalla Gazzetta dello Sport.
Durante la stagione 2019-2020 in serie A si è registrata una perdita aggregata di 462 milioni di euro in più rispetto ai 292 persi durante tutta la stagione 2019-2020. Il fatturato al netto delle plusvalenze è crollato a 2,2 miliardi, dai 2,7 della stagione precedente. I costi sono stabili a 3,5 miliardi, ma soltanto perché si sono risparmiati 250 milioni con gli stipendi.
Le cause di questo bilancio in rosso sono tante. Durante la scorsa stagione, l’industria del calcio si è fermata per tre mesi a partire da marzo, riprendendo l’attività a giugno e spostando la chiusura della stagione al 31 agosto 2020. Per non parlare ovviamente degli stadi chiusi e della rinuncia ad abbonamenti e biglietti.
Perso così mezzo miliardo di ricavi rispetto alla precedente annata, 350 milioni a causa del Covid. Ben 250 per via dei diritti tv posticipati, 45 milioni per l’estinzione dei contratti asiatici dell’Inter; 50 per la mancata Champions League della Roma; 15 per la mancata Europa League del Milan e 15 per il divieto imposto alla pubblicità del betting. Per quanto riguarda i club, l’Atalanta è il club messo meglio e sta per festeggiare il quinto bilancio di fila in utile. Fanno bene anche Cagliari e Verona. Tra le big, che sono le più indebitate, il Napoli fa meglio di Inter, Roma e Juventus.