Al via negli Stati Uniti il processo per la morte di George Floyd. La prima udienza si è svolta nella giornata di ieri a Minneapolis, contro Derek Chauvin, l’ex agente di polizia che tenne il ginocchio sopra il collo dell’uomo per diversi minuti, fino a soffocarlo.
Sono gli stessi 8 minuti e 46 secondi che i familiari e i legali di Floyd hanno passato inginocchiati davanti al Palazzo di Giustizia della contea di Hannepin. Un’occasione di forte commozione, ma anche carica di rabbia e voglia di giustizia da parte della comunità afroamericana.
La prima fase del processo ha tenuto davanti al televisore l’intero Paese, grazie alla diretta di Court Tv, con il presidente Joe Biden che si è detto osservatore attento dell’evento. Un momento storico, come emerge dalle parole di Benjamin Crump, avvocato della famiglia Floyd: “L’America chiede giustizia, il mondo intero ci sta guardando. È un referendum sulla giustizia americana”. Crump ha inoltre ricordato che “se la vittima fosse stata bianca, nessuno avrebbe parlato di processo difficile”. La giuria popolare è stata scelta dopo tre settimane di scrupolose ricerche, affinché sia etnicamente bilanciata e imparziale. 15 persone (sei uomini e nove donne), di cui nove bianchi, quattro neri e due multirazziali.
La morte di George Floyd e le sue ultime parole “I can’t breath” (“non respiro”) fecero il giro del mondo. I video dei passanti ripresero il momento dell’arresto e dell’uccisione, il 25 maggio 2020, da parte di Chauvin, che ora rischia fino a 40 anni di carcere. Floyd era stato fermato per aver usato in un negozio banconote false e il suo omicidio scatenò nel paese profonde manifestazioni di piazza. Al grido di Black Lives Matter furono centinaia di migliaia le persone di tutte le etnie scese per le strade di ogni Stato americano. Le proteste per i diritti della comunità afroamericana, iniziate pacificamente, divamparono anche in violenti scontri contro le forze dell’ordine e atti di vandalismo.