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HomeSport “Non abbiamo i top player e non puntiamo sui giovani”

"Non abbiamo i top player
non puntiamo sui giovani
e sullo sport nelle scuole"

Salvatore Sullo spiega a Lumsanews

perché abbiamo fallito in Champions

di Valerio Albertini30 Marzo 2021
30 Marzo 2021

epa09080830 Lazio's Francesco Acerbi reacts during the UEFA Champions League round of 16, second leg soccer match between Bayern Munich and SS Lazio in Munich, Germany, 17 March 2021. EPA/LUKAS BARTH-TUTTAS

Salvatore Sullo è un ex calciatore italiano, che ha giocato in Serie A con la maglia del Messina. Appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera da allenatore, arrivando a essere viceallenatore della nazionale italiana tra il 2016 e il 2017. A Lumsanews ha spiegato perché le squadre italiane di vertice sono indietro rispetto ai top club europei.

Per la prima volta dopo cinque anni, l’Italia non avrà alcuna squadra a rappresentarla ai quarti di Champions League. Quali sono le differenze più marcate tra le nostre squadre di vertice e quelle inglesi, spagnole e tedesche a livello tecnico, tattico e atletico?

Per quanto riguarda le squadre di vertice, i giocatori migliori non sono in Italia. Club come Psg, Manchester City, Real Madrid, Bayern Monaco hanno rose migliori rispetto ai nostri top club. La qualità dei giocatori in Italia oggi è inferiore rispetto agli anni in cui arrivavamo in fondo in Champions League.

Quindi l’aspetto tattico viene dopo?

Secondo me l’aspetto tattico è l’ultimo da prendere in considerazione. Le prime differenze che saltano all’occhio riguardano la qualità dei giocatori e la fisicità. Il nostro è un campionato dove si prediligono l’attenzione e la lettura, mentre all’estero si gioca in modo molto più veloce e molto più fisico. Dunque, fuori dall’Italia c’è più abitudine a giocare in maniera europea. La fisicità e la maggiore qualità delle rose fa la differenza. Alcuni risultati sono anche casuali, soprattutto l’eliminazione della Juventus per mano del Porto.

In Serie A gli over 35 hanno segnato 54 gol, in Bundesliga tre e in Premier League soltanto uno. Come si spiega questa disparità? Perché nel nostro campionato continuano a trovare spazio giocatori stranieri di seconda fascia o nella fase calante della loro carriera?

Lewandowski ha 33 anni e in Germania fa quasi un gol a partita, in Spagna Suarez sta segnando a raffica. Gli over 35 che in Italia fanno la differenza, come Ibrahimovic, Ronaldo e Quagliarella, la farebbero anche in Spagna, Francia e Inghilterra perché hanno sempre segnato ovunque hanno giocato. Questi giocatori fanno gol perché sono campioni, non perché il campionato sia scarso. Altri giocatori over 30/35 come Mandzukic stanno facendo fatica. La domanda da porsi è perché in Italia non puntiamo sui giocatori giovani, perché Haaland è stato acquistato dal Borussia Dortmund e non da una grande squadra italiana? L’unico club che sta investendo sui giovani è il Milan. I rossoneri hanno acquistato giocatori che in pochi conoscevano come Theo Hernandez, Tomori, Hauge, i quali stanno facendo benissimo.

Come mai i nostri giovani faticano così tanto a emergere? I nostri vivai sono in declino?

L’Italia ha un gap con gli altri paesi europei per quanto riguarda lo sport nelle scuole. Rispetto alle altre nazioni, i nostri ragazzi di 13 anni non fanno sport a scuola e l’educazione fisica non esiste. Il preatletismo, quelle capacità coordinative si acquistano tra i 6 e i 12 anni, da noi non vengono allenate come nelle altre nazioni. Le generazioni precedenti alle ultime hanno ovviato a questo problema giocando in strada o negli oratori. I ragazzi di oggi non giocano in strada, al massimo vanno alla scuola calcio un’ora al giorno per tre volte alla settimana e a quell’età non basta. Alla lunga questo gap emerge, al di là del fatto che non ci sia il coraggio di far giocare i giovani. Inoltre, credo che manchi anche un pizzico di fame ai ragazzi, in quanto in Italia sono esaltati dopo due partite giocate bene.

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