Sta nascendo il Movimento 5 Stelle 2.0 con Giuseppe Conte al comando di un partito che negli ultimi mesi ha perso troppe certezze. Il nuovo Movimento sarà a immagine e somiglianza dell’ex premier: dovrà avere valori fortemente progressisti, ambientalisti e dovrà instaurarsi una forte sinergia con il Pd dopo l’incontro della scorsa settimana con il segretario dem Enrico Letta e il patto stipulato per le elezioni amministrative.
L’effettiva legittimazione della nuova leadership di Conte potrebbe non arrivare sulla piattaforma Rousseau usata di consueto dal Movimento per prendere le decisioni. La sua prima vera grana da affrontare subito è la questione dei 109 eletti in Parlamento e nei consigli regionali. Il garante del partito Beppe Grillo rimane fermo sulla linea attuale, che vieta una terza rielezione (tranne per chi ne ha in precedenza era stato eletto consigliere comunale): gli scontenti però sarebbero parecchi, e soprattutto illustri. Tra chi rischia infatti ci sono tutti pezzi da novanta del partito: dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Paola Taverna, da Alfonso Bonafede a Danilo Toninelli e anche i volti noti eletti in regione come Roberta Lombardi, Antonella Laricchia e Sara Marcozzi. Oltre a loro rischiano anche una cinquantina di deputati, diciannove senatori e una quarantina di consiglieri regionali che hanno avviato un coordinamento per trovare una soluzione in merito.
Alcuni tra i 109, data la ventata d’aria fresca del partito, chiedono quindi al nuovo leader Conte una rivisitazione dei piani al fine di trovare un accordo per non dover rinunciare a un’eventuale altra candidatura futura. Altri invece preferiscono non parlare e esprimersi dato il conflitto d’interessi maturato all’interno del Movimento. Sembra evidente però che andrebbe a crearsi una situazione poco gradita ai più, con un possibile fuggi fuggi immediato. Grillo intanto nel weekend ha ribadito alla congiunta dei gruppi del M5S che “il limite dei due mandati deve essere un pilastro fisso”. Linea nuova, ma problemi vecchi.