Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo occupano la sede storica del Piccolo Teatro di Milano per farne un “Parlamento culturale permanente”. È il grido di aiuto di un settore piegato dalla pandemia e troppo a lungo dimenticato. La protesta iniziata sabato scorso nel capoluogo lombardo si sta estendendo in tutta Italia. Diverse le questioni irrisolte: la crisi del sistema, che l’emergenza Covid ha solo acuito, ma anche la ripartenza e la riforma del settore a tutto tondo.
“Fare chiarezza su obiettivi e interlocutori” – ha ricordato ai manifestanti Claudio Longhi, direttore del Piccolo – “La genericità non aiuta a fare passi in avanti”. Risposte attese dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che domani incontrerà gli assessori alla Cultura delle grandi città. L’appello sarà a una maggiore chiarezza sulla ripartenza di teatri e luoghi della cultura, per evitare le aperture e chiusure a singhiozzo degli ultimi mesi. L’idea è di delineare regole univoche a livello nazionale, con ingressi contingentati, biglietti prenotati e distanziamento. E ancora: apertura non solo in zona gialla, ma anche in arancione per tutta la settimana, dunque anche nel weekend.
Mercoledì è in programma per gli occupanti del Piccolo un incontro con l’assessore alla Cultura di Milano Filippo del Corno, il secondo appuntamento dopo quello con i direttori dei teatri milanesi. “Ascoltiamo queste voci, in tutto il mondo: gridano una proposta, non una protesta” è l’appello dell’assessore su Facebook dopo l’occupazione del Piccolo.
È in arrivo però anche una iniziativa nazionale con il coinvolgimento dei direttori dei teatri di tutto il Paese e con gli 11 assessori delle città di Roma, Palermo, Milano, Genova, Torino, Bologna, Venezia, Ancona, Bari, Cagliari, Firenze.