Un venerdì di protesta in circa 60 città italiane, con studenti e docenti scesi in piazza per uno sciopero nazionale, a una settimana dalla possibile riapertura per asili ed elementari. La mobilitazione è stata promossa dal Comitato Priorità alla Scuola, per chiedere al governo la riapertura in presenza di tutti gli istituti scolastici, dal nido all’università. L’altra richiesta, da parte degli organizzatori, è di riservare una parte dei finanziamenti europei del Recovery Fund al rilancio della scuola pubblica, con l’adeguamento degli spazi degli edifici scolastici all’emergenza e il potenziamento del personale. “Non crediamo alla riapertura dopo Pasqua – ha commentato Carola Messina del Comitato promotore – rientreranno solo i più piccoli per rispondere alle famiglie scese in piazza”.
L’obiettivo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è di riprendere in sicurezza le lezioni in aula già dopo le feste pasquali, perché, come ha riferito in Consiglio dei ministri, la didattica a distanza “ha conseguenze non solo sugli apprendimenti ma anche sulla socialità”. Non si ferma però la polemica sulla proposta di prevedere tamponi salivari giornalieri o settimanali per gli alunni che tornano a scuola. I dubbi più grandi riguardano la fattibilità logistica del processo. Oggi sulla questione scuola si esporrà anche il Comitato tecnico scientifico, con i dati aggiornati sul contagio da variante inglese tra giovani e bambini.
Le rilevazioni del Cts sull’andamento dei contagi potrebbero cambiare lo scenario delle restrizioni per aree, e la Regione Lazio, in caso di declassamento in zona arancione ha fatto sapere che riaprirà le scuole, dall’asilo alle medie, già da martedì 30 aprile. Intanto prosegue la campagna vaccinale, due giorni fa il ministro Bianchi ha comunicato che oltre metà del personale scolastico ha ricevuto il vaccino.