“L’efficacia del pacchetto per la ripresa dipenderà dal raggiungimento di un equilibrio adeguato tra investimenti e riforme, che si rafforzano reciprocamente”. È quanto emerge dall’ultimo Bollettino economico della Bce. “A tal fine, è fondamentale un esame attento dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza, volto a verificare che i criteri valutativi stabiliti nel relativo regolamento dell’UE siano pienamente rispettati”.
La Banca centrale europea, “al fine di garantire che i fondi siano impiegati in modo rapido ed efficiente per una spesa pubblica produttiva, si dovrebbe prestare particolare attenzione a rafforzare le competenze amministrative e a ridurre le strozzature nelle fasi attuative”. Le prospettive e breve termine, quindi, continuano ad essere caratterizzate dall’incertezza, ma la Bce ha assicurato una presenza solida sul mercato per una rapida ripresa nel 2021.
Nel bollettino economico, l’istituto di Francoforte ha inoltre segnalato un aumento dell’inflazione negli ultimi mesi, dovuto principalmente ad alcuni fattori transitori e ad un aumento dell’inflazione dei prezzi energetici. La Bce ha quindi optato per il mantenimento delle condizioni di finanziamento favorevoli durante il periodo della pandemia. Condizioni che però sono state ostacolate da un aumento dei tassi di interesse di mercato registrati all’inizio dell’anno: “Le banche utilizzano tassi di interesse privi di rischio e rendimenti delle obbligazioni sovrane come riferimenti chiave per determinare le condizioni di credito”, si legge sul documento nel quale si ammonisce anche sul fatto che, che se lasciati incontrollati, i tassi di interesse possono tradursi in inasprimento prematuro delle condizioni di finanziamento per tutta l’economia. Per questo motivo il Consiglio direttivo ha richiesto, nel prossimo trimestre, un ritmo più elevato sugli acquisti all’interno del PEPP (programma di acquisto di emergenza in caso di pandemia) rispetto all’inizio dell’anno.
Nel consueto documento si legge anche che “i differenziali dei titoli di Stato italiani sono diminuiti notevolmente nel periodo precedente la formazione di un nuovo governo da parte dell’ex presidente della Bce Mario Draghi e hanno brevemente raggiunto un nuovo minimo pluriennale prima di tornare a crescere. In particolare, durante il periodo in esame, i differenziali di rendimento a dieci anni italiani si sono ridotti di 12 punti base, attestandosi allo 0,73% “. Nello stesso periodo, i differenziali a dieci anni tedeschi, francesi e spagnoli sono lievemente aumentati di 1, 1 e 6 punti base, rispettivamente, arrivando al -0,26%, al -0,01% e allo 0,41%.
La crisi aperta dalla pandemia e la reazione dal vigore senza precedenti in termini di politiche di bilancio hanno fatto volare nel 2020 il deficit dei conti pubblici nell’Eurozona al 7,2% del PIL nel 2020, dopo il – 0,6% segnato nel 2019. L’Italia e la Spagna hanno sofferto, durante lo shock pandemico nel 2020, “cali maggiori” dell’attività economica rispetto alla media dell’area euro.
Tuttavia, “dal momento che le perdite relativamente ampie osservate in Italia sono state anche e in parte conseguenza degli sviluppi nella domanda estera, l’impatto negativo diretto delle misure di contenimento è stato ampiamente paragonabile alla media dell’area euro”.