Il nuovo Movimento 5 Stelle sta prendendo forma. I nodi da sciogliere del progetto sono però diversi. Uno fra tutti riguarda le modalità di finanziamento del partito: in questi giorni infatti Giuseppe Conte, ex premier e figura che potrebbe presto essere consacrata quale guida del Movimento, sta lavorando con Vito Crimi, capo politico ad interim, al nuovo sistema di rendicontazione interna.
La nuova soluzione ipotizzata prevede che ogni parlamentare dovrà restituire 3mila euro ogni mese: la quota comprende mille euro per il finanziamento del Movimento e 2mila euro di taglio agli stipendi, per finanziare i progetti 5 Stelle legati alle “restituzioni”. La cifra è considerata però troppo alta da diversi parlamentari, in quanto a circa due anni dalla fine della legislatura la metà degli eletti 5 Stelle è certa di non essere rieletta; serviranno, quindi, garanzie. Al momento non c’è ancora una data per l’avvio del nuovo sistema, ma sembra che sia “imminente”.
Altro nodo fondamentale è invece legato ai debiti registrati. Questi sono a loro volta legati alla questione della piattaforma Rousseau, alla quale non sarebbero pervenuti, diversamente da quanto previsto, diversi pagamenti da parte di deputati e senatori pentastellati. È di pochi giorni fa l’indiscrezione che il tesoriere del M5S Claudio Cominardi potrebbe aprire un conto corrente intestato al Movimento sul quale dovranno versare tutti i contributi mancanti. Entro la fine di marzo si attende una svolta nella trattativa con l’associazione di Davide Casaleggio, che custodisce l’infrastruttura web del Movimento e i dati degli iscritti e a cui mancano ora 450mila euro.
“Non posso chiedere di fare un voto a una serie di persone che devono lavorare, ai fornitori che devono garantire la certificazione del voto e poi non pagarli”, ha ribadito sulla questione la socia di Rousseau Enrica Sabatini.
Intanto però sembra inevitabile il divorzio tra il fondatore Beppe Grillo e Davide Casaleggio: il primo continua a rassicurare che “il debito verrà saldato” ma intanto, spinto dal malcontento dei parlamentari, pensa a una piattaforma alternativa, che consenta di ricreare le forme di una “partecipazione diretta”.