Il Parlamento europeo ha votato per togliere l’immunità parlamentare agli eurodeputati indipendentisti catalani Carles Puigdemont, Antoni Comìn e Clara Ponsatì Obiols, di Junts per Catalunya, eletti nel maggio del 2019. Il voto si è tenuto a scrutinio segreto. La giustizia spagnola li ha accusati di aver organizzato nell’ottobre del 2017 il referendum per l’indipendenza dalla Spagna, vinto con il 90% dei consensi. La validità della consultazione però non fu riconosciuta da Madrid, dando vita a violenti scontri nelle principali città catalane e a forti critiche verso il governo spagnolo.
I tre eurodeputati hanno denunciato la “natura politica” dei procedimenti nei loro confronti e potrebbero adire la Corte di giustizia dell’Unione europea, ritenendo la Corte Suprema spagnola incompetente per tale richiesta. Intanto, il Parlamento europeo con la revoca dell’immunità ai deputati indipendentisti catalani ha inviato un forte messaggio a Madrid: i problemi della Catalogna si risolvono in Spagna e non in Europa. Una posizione ribadita anche della ministra degli Esteri spagnola Arancha González Laya, secondo cui “i problemi della Catalogna si risolvono in Spagna, non in Europa”.
Diverse sono state invece le reazioni da parte degli eurodeputati. Antonio López-Isturiz White del Partito popolare europeo (Ppe) ha detto che “i fuggitivi sono più vicini nel tornare in Spagna e rispondere alla giustizia spagnola. In uno stato di diritto, le leggi devono essere osservate”. Esprime soddisfazione tramite Twitter anche la presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Iratxe Garcia Perez.
L’europarlamentare leghista Gianna Gancia parla invece di un “precedente pericoloso per la democrazia in Europa. Si fa passare l’idea che le controversie politiche possano essere risolte per vie giudiziarie e non attraverso il dialogo nelle sedi istituzionali preposte”.
Dura la reazione dell’ex presidente catalano, Quim Torra: “L’Europa dei popoli non avrebbe mai preso la decisione di sottovalutare il voto di un milione di catalani”. Il nuovo presidente del governo di Barcellona eletto a febbraio, Pere Aragonès, parla invece di “una nuova battaglia giudiziaria”.